Terremoto in Marocco, CEI e Caritas a fianco della popolazione

Nord Africa – Continua ad aumentare il numero delle vittime del terremoto di magnitudo 6,8 della scala Richter che ha colpito il Marocco – la regione di Marrakesh – lo scorso 8 settembre. Le parole del Papa, il messaggio dell’Arcivescovo Repole

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Continua ad aumentare il numero delle vittime del terremoto di magnitudo 6,8 della scala Richter che ha colpito il Marocco – la regione di Marrakesh – lo scorso 8 settembre. Le ultime stime riportano 2.900 morti (tra le aree più colpite ci sono le province di Al Haouz con 1.452 vittime, Taroudant con 764 e Chichaoua con 202) e 5.530 feriti, ma si scava ancora tra le macerie e si susseguono scosse di assestamento che complicano le operazioni di messa in sicurezza e gli aiuti.

Circa l’85% delle case è stato distrutto e migliaia sono le persone che vivono in strada. Una situazione per la quale si è immediatamente avviata la macchina della solidarietà internazionale e si sono moltiplicati i messaggi di cordoglio per la popolazione ferita. Così Papa Francesco all’Angelus di domenica 10: «Desidero esprimere la mia vicinanza al caro popolo del Marocco, colpito da un devastante terremoto. Prego per i feriti, per coloro che hanno perso la vita – tanti! – e per i loro familiari. Ringrazio i soccorritori e quanti si stanno adoperando per alleviare le sofferenze della gente; il concreto aiuto di tutti possa sostenere la popolazione in questo tragico momento: siamo vicini al popolo del Marocco».

Foto Sir

Parole di vicinanza, come quella espressa dall’Arcivescovo di Torino, mons. Roberto Repole, raccogliendo la preoccupazione e il dolore di tante famiglie immigrate in diocesi che hanno parenti e amici dispersi e feriti: «In queste giornate così dolorose per il Marocco», ha dichiarato Repole all’indomani del sisma, «colpito dal durissimo terremoto di venerdì notte, desidero esprimere a nome mio e di tutta la Chiesa torinese affetto e partecipazione. È un sentimento che vorrei andasse in modo speciale ai cittadini torinesi di origine marocchina – circa 22 mila in tutta la Città Metropolitana – che nel territorio diocesano vivono, qui lavorano e in queste ore soffrono per i familiari e per gli amici rimasti nei luoghi del sisma. Prego e preghiamo per loro, siamo pronti ad aiutare come potremo unendoci alla rete ecclesiale italiana, ci sentiamo uniti ai fratelli della comunità islamica nell’invocazione dell’unico Dio Padre di tutti».

E per quanto riguarda gli aiuti «anzitutto bisogna chiarire», spiega Pierluigi Dovis, referente della Caritas Diocesana Torinese, «che il fatto che il Marocco abbia dichiarato di accettarli solo da quattro paesi – Spagna, Qatar, Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti – è un riferimento agli aiuti istituzionali, da parte dei governi, la Caritas del Marocco, così come le organizzazioni presenti sul territorio possono invece ricevere e veicolare attraverso le proprie reti internazionali contributi utili per la prima emergenza e poi per l’accompagnamento delle situazioni più fragili». Per questo, mentre in un messaggio inviato al re del Marocco Muhammad VI il presidente Mattarella ha dichiarato «Vi siamo vicini con sentimenti di autentica solidarietà e auguriamo ai feriti un completo ristabilimento, manifestando disponibilità a contribuire ai complessi lavori di soccorso», la Conferenza episcopale italiana ha espresso solidarietà alla popolazione del Marocco stanziando subito 300 mila euro dai fondi 8xmille. Contributi che aiuteranno, attraverso Caritas Italiana, a far fronte in loco alle prime necessità.

Padre Oscar Arturo Garçia Padilla, direttore della Caritas di Rabat ha dichiarato: «Quello che mi preoccupa è recuperare più tende possibili, perché sta arrivando il freddo e i villaggi più colpiti si trovano in montagna. I bambini e gli anziani hanno e avranno bisogno di luoghi in cui proteggersi». Tende, gruppi elettrogeni, cibo là dove manca tutto, ma «qui invece non sono previste», precisa Dovis, «raccolte di generi alimentari o materiali, così come non è stata indetta (nel momento in cui andiamo in stampa) una colletta specifica nelle parrocchie, ma si può contribuire attraverso Caritas Italiana». Caritas Italiana che con Croce rossa e Unicef ha lanciato una campagna di aiuti attraverso un sms solidale al 45525 con il quale si possono offrire dai 2 ai 5 ai 10 euro a seconda della rete e della compagnia utilizzate. Resta la possibilità di usare il conto corrente postale n. 347013, o di effettuare una donazione con bonifico bancario (specificando nella causale «Terremoto Marocco») tramite Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 24 C 05018 03200 00001 3331 111; Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT 66 W 03069 09606 100000012474.

Alluvione in Libia

Aumenta il numero dei morti e dei dispersi anche in Libia dove l’uragano Daniel e il crollo delle dighe di Derna ad inizio settimana ha travolto centinaia di case, si temono 10 mila vittime. «Non riusciamo ancora a metterci in contatto con Derna. Cercheremo di andarci domani. Ci affidiamo alla misericordia di Dio e alla protezione della Santa Vergine sperando fortemente nell’aiuto internazionale», ha dichiarato monsignor Sandro Overend Rigillo, vicario apostolico di Bengasi, «lì abbiamo una comunità di cattolici filippini che lavorano nell’ospedale locale. Non siamo ancora riusciti a sentirli e non sappiamo come stanno perché le strade sono distrutte e le comunicazioni interrotte, perciò andremo di persona a vedere la situazione. Derna non esiste più».

E sulle condizioni dei terremotati in Marocco e degli alluvionati in Libia Papa Francesco ha richiamato l’attenzione al termine dell’Udienza del 13 settembre: «Il mio pensiero va alle popolazioni della Libia, duramente colpite da violente piogge, che hanno provocato allagamenti e inondazioni, causando numerosi morti e feriti, come anche ingenti danni. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per quanti hanno perso la vita, per i loro familiari e per gli sfollati. Non manchi la nostra solidarietà verso questi fratelli e sorelle, provati da così devastante calamità. E il mio pensiero va ancora al nobile popolo marocchino che ha sofferto queste scosse della terra, questi terremoti. Preghiamo per il Marocco, preghiamo per gli abitanti. Che il Signore dia loro la forza di riprendersi dopo questo terribile ‘agguato’ che è passato sulla loro terra».

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