Terremoto in Turchia e Siria, appello del Vescovo Repole per la colletta nelle parrocchie

Torino – L’Arcivescovo rivolge l’appello “a sostenere con fraterna generosità” le popolazioni colpite dal sisma in Turchia e Siria invitando le comunità parrocchiali, quelle di vita consacrata, i gruppi di impegno e le associazioni ecclesiali, le famiglie e ogni persona, a prevedere una colletta economica fino a domenica 19 febbraio

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Mons. Roberto Repole

Pubblichiamo l’appello che l’Arcivescovo mons. Roberto Repole ha diffuso mercoledì 8 febbraio 2023.

Carissimi,

«La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rom. 5,5).

Le tristi notizie che arrivano da Turchia e Siria e le immagini di devastazione che stiamo vedendo non lasciano indifferente il nostro cuore. Il sisma ha colpito territori già provati da conflitti e da gravi problemi, amplificando ulteriormente la fatica di intere popolazioni, ipotecandone il futuro. Le comunità cristiane di quelle terre, antiche per tradizione ma piccole di dimensioni, hanno da subito intrapreso quanto possibile per portare a tutti un segnale di concreta speranza. Chiedono anche alla nostra Chiesa torinese, in comunione con quelle italiane, di sostenerle nell’annunciare una buona notizia a quanti stanno soffrendo.

Rispondiamo con fraterna generosità a questo appello, come singoli ma soprattutto come comunità di credenti, non facendo mancare la continua preghiera al Padre, sicuri che la speranza che viene dall’alto non delude. Dalla preghiera nasce l’impegno della condivisione anche dei beni materiali.

Invito, dunque, le comunità parrocchiali e quelle di vita consacrata, i gruppi di impegno e le associazioni ecclesiali, le famiglie e ogni persona a prevedere una colletta economica fino a domenica 19 febbraio, alla soglia del tempo di Quaresima.

Il frutto della condivisione verrà veicolato attraverso la rete Caritas e inserito nei programmi di aiuto in via di definizione in questi momenti, come meglio specificato dalle indicazioni operative allegate.

Sono certo che la fraternità della nostra Chiesa non si farà attendere. Che questo evento, doloroso ed interpellante, sia occasione di crescita nella fede, nella speranza e nella carità.

Di cuore vi benedico.

+ Roberto Repole, Arcivescovo Metropolita di Torino e Vescovo di Susa

foto AgenSir

Indicazioni operative per la Colletta 

In risposta all’appello dell’Arcivescovo ogni comunità è invitata a predisporre un periodo di raccolta offerte tra la domenica 12 febbraio e la successiva domenica 19 febbraio.

Si tratta di raccolta esclusivamente economica, che verrà convogliata a Caritas Italiana, secondo le indicazioni dei Vescovi, e messa a disposizione delle Chiese locali delle due nazioni colpite secondo progettualità costruite insieme.

I fondi raccolti possono essere trasferiti tramite bonifico bancario sul conto corrente:

ARCIDIOCESI DI TORINO – CARITAS IT 06 D 06085 30370 000000025420 (presso Banca di Asti – filiale Chivasso) con causale Terremoto Turchia e Siria 2023.

Se l’offerta proviene da un privato, e se questo desidera godere dello sgravio fiscale, utilizzare altro conto bancario come segnalato nella sezione “dona” del sito di Caritas Torino, oppure il conto diretto di Caritas Italiana Banca Popolare Etica – via Parigi 17 ROMA – IT24C0501803200000013331111.

Per cura della trasparenza economica chiediamo di utilizzare, per quanto possibile, solo il canale del bonifico e non versamenti diretti o assegni (nel caso occorre prendere appuntamento via mail o telefono prima di recarsi presso l’ufficio).

Materiali  utili  per  l’informazione  e  la  animazione  sono  reperibili  sul  sito  di  Caritas Italiana  –  www.caritas.it  – o su quello di Caritas Diocesana Torino – www.caritas.torino.it e sui social delle stesse.

Ulteriori informazioni: mail caritas@diocesi.to.it.

Pierluigi Dovis, direttore Caritas Diocesana

Chiesa Italiana e Diocesi di Torino mobilitate per gli aiuti 

di Federica Bello

«Fraternità», «speranza» e «preghiera» le tre parole che l’Arcivescovo di Torino ha fissato nel suo appello alla Diocesi per il sostegno economico e spirituale alle popolazioni turca e siriana colpite dal sisma di magnitudo 7,9 dello scorso 6 febbraio che ha causato 11.200 morti. Una cifra provvisoria – stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità riportano a numeri ancora maggiori, probabilmente 20 mila.

Il crollo della cattedrale cattolico-latina a Iskenderun in Turchia

I morti – la prima tragedia – ma poi ci sono i feriti e tutto da ricostruire, arginando in fretta le prime conseguenze del disastro avvenuto tra gente, come in Siria, già provata da più di un decennio di conflitto (oltre l’80% della popolazione è in povertà): la denutrizione, l’ipotermia, l’impossibilità di curarsi. Freddo, fame e batteri – come il colera – che faranno salire il numero dei decessi, accresceranno le sofferenze di migliaia di persone. Una situazione drammatica che ha subito interpellato la Chiesa Italiana attraverso la Caritas e, a cascata, le comunità locali invitate a contribuire per fronteggiare, per quanto possibile, l’emergenza e a sostenere la necessaria ricostruzione. Così l’appello di mons. Repole viene tradotto dalla Caritas di Torino in una colletta che le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni potranno mettere in campo a partire da domenica 12 sino a domenica 19 e riversare attraverso bonifico bancario sul conto corrente Arcidiocesi di Torino – Caritas (Iban IT 06 D 06085 30370 000000025420 – Banca di Asti – filiale Chivasso) indicando nella causale «Terremoto Turchia e Siria 2023». Quanto raccolto sarà poi riversato a Caritas Italiana (alla quale è anche possibile versare direttamente, nel caso il singolo fedele desideri godere dello sgravio fiscale sul conto presso Banca Popolare Etica, via Parigi 17 ROMA – Iban IT24C0501803200000013331111) e così messo a disposizione delle chiese locali delle due nazioni colpite secondo progettualità costruite insieme.

La Cei ha deciso lo stanziamento di 500 mila euro dai fondi otto per mille, come prima forma di aiuto. «A nome della Chiesa che è in Italia», ha dichiarato il giorno del sisma il card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei, «esprimo profondo cordoglio e vicinanza alla popolazione provata da questo tragico evento, assicurando preghiere per le vittime, i loro familiari e i feriti. Mentre ci stringiamo a quanti sono stati colpiti da questa calamità, auspichiamo che la macchina della solidarietà internazionale si metta subito in moto per garantire una rapida ricostruzione». E vicinanza ha espresso Papa Francesco al termine dell’udienza di mercoledì 8 febbraio: «Il mio pensiero va alle popolazioni della Turchia e della Siria duramente colpite dal terremoto, che ha causato migliaia di morti e feriti. Con commozione prego per loro ed esprimo la mia vicinanza a questi popoli, ai familiari delle vittime e a tutti coloro che soffrono per questa devastante calamità. Ringrazio quanti si stanno impegnando per portare soccorso e incoraggio tutti alla solidarietà».

Inviti accorati, in risposta alle richieste d’aiuto che stanno giungendo dai due paesi attraverso le chiese locali e le comunità di religiosi presenti: «Manca l’acqua potabile, l’elettricità, le vie di comunicazione sono interrotte, c’è bisogno di tutto», ha dichiarato mons. Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia e Presidente della Caritas in Turchia, a poco più di 24 ore dal terremoto. «Gli stessi uffici delle Caritas locali coinvolte dal sisma sono rimasti danneggiati rendendo complicata l’operatività. In tutta l’area colpita le condizioni metereologiche, con neve e temperature sotto lo zero, rendono i soccorsi più complicati acuendo la sofferenza e la paura della popolazione e facendo temere per l’incolumità dei tantissimi sfollati». In Turchia la Caritas, in coordinamento con le autorità locali, sta accogliendo gli sfollati in luoghi all’aperto. Ha già distribuito 400 coperte e 100 pasti caldi per le persone sfollate a Iskenderun. Presso l’episcopio sono stato messi a disposizione spazi all’aperto e due operatori di Caritas italiana sono in partenza per supportare Caritas Turchia.
In Siria, la Caritas locale era già attiva in gran parte del territorio colpito da prima del terremoto con programmi di assistenza umanitaria, sanitaria e riabilitazione economica. L’assistenza agli sfollati è ora la sfida principale. «Servono prima di tutto cure mediche per i feriti, alloggi di emergenza, cibo, acqua potabile e generi di prima necessità», ha detto il direttore di Caritas Siria, Riad Sargi. È stato attivato tutto lo staff che sta valutando la situazione per monitorare i bisogni e organizzare i primi aiuti nelle città di Aleppo, Lattakia, Hama e Tartous.

E tra le testimonianze, che arrivano anche via social, quella del Cancelliere Vescovile del Vicariato Apostolico dell’Anatolia, il gesuita Antuan Ilgit a Iskenderun: «Il crollo della Cattedrale è impressionante, proprio ieri vi avevo celebrato la Messa. Ma ora sono le pietre vive che hanno bisogno d’attenzione e con loro con l’aiuto di Dio potremo ricostruire il tutto. (…) Stiamo cercando di ospitare un gruppo di persone, cattolici, ortodossi, armeni e musulmani; condividiamo quello che abbiamo per oggi e forse ancora per domani. Siamo tutti nel refettorio che è più agibile, dove abbiamo anche celebrato la Messa. Ho portato l’immagine della Madonna dalla Cattedrale: sarà la nostra forza e con lei affronteremo tutto. Piove, fa freddo e scosse sono fortissime».

In Siria gli appelli alla solidarietà arrivano anche attraverso Missioni Don Bosco (per contribuire www.missionidonbosco.org). «Il centro salesiano di Aleppo», scrive don Alejandro León, «per fortuna ha subìto danni limitati, i salesiani e tutti i collaboratori sono salvi. Non appena sono iniziate le forti scosse alcune famiglie del quartiere in cui si trova la casa salesiana hanno lasciato le loro case e si sono recate dai salesiani in cerca di aiuto e rifugio. Lì sono state accolte e hanno ricevuto vestiti, cibo e sostegno emotivo. Ad oggi, più di 300 persone sono ospitate nel centro. Sappiamo che ci sono molti morti e che molti edifici sono crollati, nelle nostre possibilità stiamo offrendo riparo e aiuti di emergenza».

Sul fronte della mobilitazione anche il Sermig di Torino si è attivato con una colletta economica (www.sermig.org): «I fondi raccolti», spiegano, «in queste prime fasi sosterranno la rete di aiuti gestita dal Vicariato apostolico dell’Anatolia, nella persona del Vescovo Paolo Bizzeti, con sede nella città di Iskenderun. Sul fronte siriano, i fondi arriveranno invece alla realtà della Custodia di Terra Santa che opera ad Aleppo. La città, già colpita dalla guerra, si trova adesso a fare i conti con questa nuova ondata di distruzione».

Tanti appelli dunque per una mobilitazione che possa ridare speranza ai due paesi: quella speranza di vita che ha generato il 7 febbraio il ritrovamento della piccola ancora attaccata al cordone ombelicale della mamma morta come tutti gli altri suoi famigliari. Una vita in mezzo alla morte alla quale cercare di offrire un futuro.

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