Per gli imprenditori ed i managers torinesi riuniti per l’annuale assemblea dell’Unione Industriale, lunedì scorso, i 30 mila metri quadrati del capannone dell’area ex Dai (centro logistico di Mirafiori) in corso Settembrini sono evocativi. Per il passato che hanno ospitato, storia di un’ industria dell’automobile che da Torino ha dato un contributo essenziale allo sviluppo industriale del Paese e della sua internazionalizzazione – la Fiat era in Russia ed in Cina ben prima dalla caduta dei muri in Occidente e del rilancio industriale cinese. Gli interventi di analisti e politici (Magri, Altomonte, Appendino, Cirio, Boccia) sono stati molto aperti ai temi della competività dei territori italiani nel quadro dei grandi scenari globali e in Europa (tema dell’assemblea era appunto «Torino al cuore dell’Europa»). Per il futuro, intrecciato con le frontiere dell’innovazione tecnologica, rappresentato dal centro di Competenze sulle tecnologie di produzione che dovrà essere ospitato nell’area di via Settembrini.
E per il presente, problematico. Un’area dismessa come ancora tantissime sul territorio, con un progetto intrigante ma che ha ancora tempi e modalità di realizzazione incerta.
Una produzione autoveicolistica italiana che certo, nell’insieme della filiera vale 100 miliardi di fatturato e con annunci importanti di nuovi modelli ma che per ora vive la grave crisi dei modelli attualmente in produzione e l’attesa per tecnologie elettriche e della guida autonoma che richiedono grandi investimenti e produrranno cifre d’affari in tempi lunghi o comunque incerti.
Per l’instabilità della politica internazionale, ma certamente anche nazionale che rendono ancora più difficile le scelte di investimento e che, come è stato annunciato dal sindaco Appendino intervenuto all’assemblea, verranno presentate al premier Conte in visita a Torino, area complessa di crisi, il 22 ottobre prossimo.
Queste le riflessioni che si potevano cogliere a margine dell’incontro tra i molti partecipanti. Che esprimono però tutti – imprenditori locali e managers delle multinazionali rimaste nel torinese – una determinazione chiara nell’impegno su Torino e nel suo patrimonio di competenza industriale. Con la condizione – come ha sottolineato il presidente Dario Gallina nella sua introduzione poi ripresa dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia – che la visione del futuro sia accompagnata da una capacità del sistema e prima di tutto della politica e delle amministrazioni di esecuzione dei piani e degli impegni. Che significa politica industriale, infrastrutture, Alta Velocità, investimenti sulla formazione, l’Università, sostegno alle imprese, sburocratizzazione.