Un anno fa a 86 anni, ci lasciava padre Eugenio Costa, nella notte del 17 gennaio 2021 nella residenza «Pietro Canisio» della Casa generalizia della Compagnia di Gesù a Roma. Eugenio Costa, junior (perché ha un omonimo cugino senior) nasce il 25 marzo 1934 a Genova, entra nella Compagnia il 26 dicembre 1953 a Fiesole e pronuncia gli ultimi voti il 1° febbraio 1975 a Torino. Dopo il noviziato studia Filosofia a Gallarate fino al 1958. Per il magistero è all’istituto «Arecco» di Genova, prefetto – si definiva «guardiaciurma» – degli studenti, insegna religione nelle scuole, studia Lettere moderne all’Università e si laurea nel 1964 con la tesi «Ecclesia in San Cipriano: il termine e i temi». Dopo la Teologia a Chieri (1962-1966) è ordinato nella chiesa Sant’Antonio l’11 luglio 1965 da mons. Francesco Bottino, vescovo ausiliare del cardinale Maurilio Fossati, morto il 30 marzo 1965: il 13 luglio 1952 aveva ordinato anche il confratello gesuita Carlo Maria Martini. Come il futuro cardinale Arcivescovo di Milano, padre Costa fu mandato a Vienna per il terzo anno di probazione e poi a Parigi a studiare liturgia e musica sacra.
Nel 1972 è destinato al Centro Teologico di corso Stati Uniti, «fiore all’occhiello» della Compagnia nella diocesi di Torino: resta per 32 anni. Guida di esercizi spirituali; superiore della comunità; direttore del Centro; docente di Teologia, Liturgia e Musica sacra alla Scuola superiore di Cultura religiosa, all’Istituto piemontese di Teologia pastorale,all’Isituto di Musica e liturgia della diocesi di Torino, alla Facoltà Teologica di Cagliari e alla Pontificia Università Gregoriana di Roma – rette dai Gesuiti – e all’Institut catholique di Parigi, redige la rivista «Musica e assemblea» (Edizioni Dehoniane). Membro del Consiglio presbiterale, vive la fervente stagione post-conciliare dei cardinali Arcivescovi di Torino Michele Pellegrino, Anastasio Alberto Ballestrero, Giovanni Saldarini. La diocesi gli deve molto per l’importante contributo offerto all’attuazione della Riforma liturgica che conosceva nella cabina di regina – l’Ufficio liturgico diocesano – liturgisti esperti come don Aldo Marengo, don Domenico Mosso, don Beppe Cerino, il salesiano Antonio Fant e tanti altri, sacerdoti e religiosi, architetti e musicisti, suore e laici. Tra i fondatori del gruppo di studio internazionale di liturgia Universa Laus, i torinesi lo ricordano, con il camice bianco, dirigere i canti dell’assemblea in Duomo nelle solennità liturgiche; nelle ostensioni della Sindone 1978, 1998 e 2000; nelle visite di Giovanni Paolo II nel 1980, 1988, 1998.
Consulente dell’Ufficio Liturgico nazionale, dirige il canto delle assemblee della Cei e dei convegni nazionali: Loreto 1985, Palermo 1995.
L’altro, grande amore di padre Eugenio è il Centro teologico e la sua splendida biblioteca: 130 mila volumi, 11 incunaboli, 367 cinquecentine, edizioni del Seicento e del Settecento, 567 periodici in varie lingue, 288 riviste da tutto il mondo. Raccoglie in eredità la biblioteca della Facoltà Teologica dei Gesuiti di Chieri, alla chiusura nel 1966, dietro consiglio del cardinale Pellegrino. Fino al 2004 padre Eugenio resta a Torino ai Santi Martiri. Centro e biblioteca per alcuni anni procedono grazie al professor Federico Avanzini. Nel 2004-2008 Costa è a Milano a San Fedele come parroco. Dal 2008 vive nella Curia generalizia come segretario-assistente del preposito generale per le province di lingua italiana della Compagnia. La messa funebra è stata celebrata il 21 gennaio 2021 nella Chiesa del Gesù a Genova
Compositore di molti canti liturgici, la sua ultima memorabile fatica è «Misericordes sicut Pater», l’«Inno della misericordia» per l’Anno Santo straordinario (2015-2016): «È semplice, tutti lo possono imparare e cantare. È stato concepito per un utilizzo ordinario nella liturgia. Alla Curia dei Gesuiti lo abbiamo già imparato». Non è una marcia trionfale, neppure un allegro con brio, è andante moderato, colpisce per semplicità. Costa scrive il testo, musicato da Paul Inwood, musicista liturgico inglese scelto tra 90 compositori: «La partitura di Inwood è preferita perché afferrabilissima e permette diverse esecuzioni. Mi era stato chiesto un testo di quattro strofe, con ritornello e ‘responsum’ sul Salmo 135. È in latino perché è la lingua liturgica: se utilizzato con circospezione, per assemblee diversificate, svolge la sua funzione perché la liturgia non è una macchina, né un masso granitico, non è bianco o nero, non è prendere o lasciare ma è un ricchissimo progetto a nostra disposizione».
Scrive un’appassionata difesa di Papa Francesco a piedi per le vie di Roma («Vatican news»,19 marzo 2020): «Guardare pensosi il passo, leggermente claudicante mentre, solitario, attraversa le strade del centro di Roma, all’inizio di una settimana segnata dal coronavirus, un momento non facile da dimenticare. Non lo si cancella facilmente e si rimane presi. C’è chi fa scattare ogni genere di critiche e osservazioni malevole, come se avesse fatto meglio a starsene chiuso in Santa Marta. Non c’è in lui nessuna intenzione esibizionistica nel bel mezzo di un momento drammatico. In preghiera a Santa Maria Maggiore e a San Marcello al corso, con il gesto umile e affettuoso dei fiori, che vale sempre come una presenza viva e un omaggio concreto di bellezza. Francesco non si propone come padrone di casa, ma come ospite gentile e gradito. La situazione è tesa, incerta e confusa. Nella preghiera cerchiamo maggiore chiarezza e conforto. Nessuno può dire di vedere brillare qualche luce in più. Il comportamento di Francesco è istruttivo e indica un modo di fare, un atteggiamento esemplare». L’ultimo suo articolo è stato pubblicato su «La Voce e il Tempo» (8 novembre 2020 pag.15) di cui era collaboratore: è il ricordo del suo confratello padre Bartolomeo Sorge.
Pier Giuseppe Accornero
- Ad un anno dalla morte in memoria di padre Eugenio Costa, l’Ufficio liturgico diocesano di Torino e i padri Gesuiti stanno preparando, in occasione del suo compleanno, il 25 marzo, un convegno per ricordarne la sua figura e ringraziare per quanto ha donato alla diocesi subalpina e alla Chiesa italiana.