La Città di Torino è ufficialmente rientrata nell’Osservatorio sulla ferrovia Tav Torino-Lione da cui era uscita con la precedente amministrazione Appendino. Il ritorno del Comune torinese nel tavolo di confronto è avvenuto lo scorso 15 dicembre in occasione della Conferenza intergovernativa italo-francese (Cig) riunitasi nel capoluogo subalpino presso la Sala del Consiglio della Città Metropolitana. L’Osservatorio nacque come contenitore giuridico per offrire alle comunità locali coinvolte nel progetto occasioni di dialogo e confronto; Torino negli ultimi anni aveva scelto di abbandonarlo.
Abbiamo chiesto al sindaco Stefano Lo Russo alcune considerazioni sia in merito al ritorno della città nell’Osservatorio Tav sia sull’opera che secondo le stime presentate nella riunione della Cig sarà ultimata nel 2030 e operativa dal 2031.

Sindaco Lo Russo, che significato assume il ritorno della Città di Torino nell’Osservatorio sulla Tav Torino-Lione, da cui la precedente amministrazione era uscita?
Tornare nell’organo istituzionale dove si discute dell’opera mi pare doveroso. Si tratta di un Osservatorio istituzionale ed è giusto che la Città di Torino e la Città Metropolitana ne facciano parte. Si tratta di un tema strategico, di area vasta: per affrontarlo è necessario in primo luogo sedersi al tavolo con tutti i livelli istituzionali coinvolti. Bisogna avere il senso delle istituzioni e rispettare i luoghi preposti dove ci si confronta, non più – ovvio – per mettere in discussione l’opera, ma su eventuali correttivi e sui miglioramenti proposti dai territori coinvolti.
Non si sono mai fermate le proteste dei Comitati No Tav contro la realizzazione dell’opera, neanche in occasione della riunione della Conferenza intergovernativa lo scorso 15 dicembre; l’Osservatorio ha il compito precipuo del dialogo e del confronto con il territorio; lo ritiene un metodo importante ai fini della conclusione dell’opera?
Rispetto tutti i manifestanti e chiunque esprima il dissenso, fa parte della dialettica democratica, ma a condizione che si rimanga nel perimetro del rispetto reciproco e della non violenza. In occasione della riunione della Cig a Torino la manifestazione è stata civile e non ha creato alcun problema di ordine pubblico. Discorso diverso, purtroppo, sui luoghi del cantiere. Il dialogo è sempre essenziale, ma è una modalità per non decidere mai. L’opera è decisa, i benefici accertati, si proceda.
In occasione della Cig lei ha parlato di un’opera strategica anche in relazione alla salvaguardia dell’ambiente e al trasporto sostenibile, proprio i punti da sempre contestati dai Comitati No Tav, che appunto sostengono che l’opera non sia sostenibile dal punto di vista ambientale…
Il treno è il mezzo di trasporto più sostenibile. Ed è dimostrato, non è una opinione. Nel suo essere antico è allo stesso tempo moderno. Accompagnare e sostenere la realizzazione di un’infrastruttura di carattere ferroviario così importante rappresenta un contributo alla transizione ecologica e allo spostamento di mezzi e persone con attenzione all’ambiente. Credo che nessuno oggi metta più in discussione le tratte di alta velocità esistenti.
Ha anche ribadito che l’infrastruttura resta essenziale per il territorio. Perché?
Il futuro e lo sviluppo di un territorio passa da infrastrutture efficienti e moderne. Le connessioni avvicinano le persone, facilitano gli scambi e, quindi, creano sviluppo. Nell’isolamento si è più deboli. E considerato che la competizione tra territori esiste, bisogna essere competitivi e attrattivi, altrimenti si va altrove.
Nel corso della Cig è stato fatto il punto sul cronoprogramma per l’avanzamento dei lavori, con diversi step. Ritiene che sarà rispettato?
C’è un grande lavoro da parte di tutti per osservare il cronoprogramma presentato. Mi auguro che i diversi step programmati vengano onorati. Le tappe di avanzamento sono definite con estrema precisione. La fine dei lavori civili è prevista nel 2030. Italia e Francia hanno precisi impegni da rispettare per l’avanzamento dell’opera.