Torino va al ballottaggio

Elezioni comunali – Domenica 17 e lunedì 18 ottobre il capoluogo tornerà al voto per eleggere il Sindaco scegliendo fra i due candidati più votati al primo turno: Stefano Lo Russo per il centrosinistra, Paolo Damilano per il centrodestra

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A Torino sarà ballottaggio fra Stefano Lo Russo e Paolo Damilano. Domenica 17 e lunedì 18 ottobre il capoluogo tornerà al voto per eleggere il Sindaco scegliendo fra i due candidati più votati al primo turno: Lo Russo per il centrosinistra, Damilano per il centrodestra.

Al primo round, domenica scorsa, ha conquistato il primo posto Lo Russo con il 43,86% dei voti. Damilano, che tutti i sondaggi davano per favorito, si è fermato al 38,90%.

Primo partito di Torino è il Pd con 28,56% delle preferenze, sostanzialmente lo stesso risultato di cinque anni fa (29%). Seguono a notevole distanza la lista civica di Damilano «Torino Bellissima» (11,86%), Fratelli d’Italia (10,47%), Lega (9,84%), Movimento Cinque Stelle (8%), Forza Italia (5,30%).

Ballottaggio. La legge elettorale prevede che vadano al voto di ballottaggio (spareggio) i due candidati che hanno raccolto il maggior numero di voti. Nel caso di Torino, Lo Russo e Damilano hanno decisamente staccato tutti gli altri contendenti.

Valentina Sganga, portata dal Movimento Cinque Stelle, si è fermata al 9% di preferenze personali.

Con il 2,53% dei voti si è piazzato al quarto posto il candidato comunista Angelo d’Orsi. Al quinto posto Ugo Mattei (2,32%) della lista «per i beni comuni». Otto ulteriori candidati sono rimasti sotto la soglia individuale dell’1%.

Stefano Lo Russo
Paolo Damilano

Bassa affluenza. Il vero partito di Torino è purtroppo quello dei cittadini che non sono andati a votare: uno su due. In linea con il dato di altre metropoli italiane, l’affluenza elettorale nel capoluogo piemontese è stata inferiore al 50%. Precisamente il 48,08%.

Mai il livello di partecipazione dei torinesi era sceso così in basso. Alle elezioni comunali del 2016 l’affluenza era stata del 57%; alla tornata precedente (2011) si attestò al 66%. Si può dire che ogni cinque anni Torino perda per strada quasi il 10% degli elettori.

I picchi minimi di partecipazione sono stati registrati nella periferia nord del città. Fra Barriera di Milano e Falchera l’affluenza si è fermata ad un misero 42,91%. Nella zona di Borgo Vittoria, Vallette e Madonna di Campagna ha votato appena il 43,46% degli aventi diritto.

Crollo dei grillini. Il dato più eclatante nell’analisi dei risultati di partito è il crollo del Movimento Cinque Stelle. Nel 2016 i grillini trainarono la vittoria di Chiara Appendino raccogliendo il 30% dei voti torinesi: oggi sono ridotti all’8%. Il flop dei grillini rappresenta una obiettiva bocciatura del quinquennio guidato dal Sindaco Appendino. Nelle periferie che nel 2016 avevano sostenuto la volata del movimento Cinque Stelle, la delusione degli elettori ha particolarmente accentuato i dati dell’astensionismo.

Centrosinistra. Prima forza di Torino resta saldamente il Partito Democratico con il 28,56% dei voti. È un dato in linea con quello delle elezioni comunali del 2016 (29%), ma anche con il risultato ottenuto dal Pd nel voto regionale del 2019 (30%).

Nella coalizione di centrosinistra si colloca al secondo posto la Lista civica per Lorusso Sindaco con il 4,99% (nel 2016 aveva il 4,15%). Il terzo e quarto posto vanno alla Sinistra Ecologista (3,59%) e ai Moderati (3,38%, in calo rispetto al 5,94% del 2016). La Lista civica «Torino Domani» registra il 2,65%, vantando con il capolista Francesco Tresso il record di preferenze personali (2.432) di tutta questa tornata elettorale. La lista del Psi si ferma allo 0,80%.

Centrodestra. Il miglior risultato nella coalizione di centrodestra è stato conseguito dalla lista civica di sostegno a Damilano «Torino bellissima»: ha raccolto l’11,86% dei voti.

Il secondo posto spetta a Fratelli d’Italia: 10,47%, in forte crescita rispetto alle elezioni comunali del 2016 (1,47%), ma anche rispetto al voto regionale del 2019 (4,77%).

Al terzo posto si colloca la Lega con il 9,84%, risultato in crescita rispetto al 2016 (5,79%), ma in fortissimo calo rispetto al successo delle elezioni regionali del 2019 (26%).

Forza Italia con il 5,30% conferma i precedenti piazzamenti (4,65% nel 2016, 6,53 nel 2019).

Sotto l’1% si fermano le liste Progresso Torino (0,74%), Popolo della Famiglia (0,44%), Sì Tav (0,43%).

Liste civiche. Fra i fenomeni da rimarcare in questa tornata elettorale c’è il lusinghiero risultato delle liste civiche, sganciate dalle sigle di partito. Ve n’erano 2 a sostegno di Lo Russo, 2 a sostegno di Damilano, 1 collegata al candidato Mattei. Le liste civiche hanno complessivamente raccolto il 22,5% dei voti, più del doppio rispetto al 2016. È un segnale di cui il prossimo Sindaco dovrà tenere conto quando formerà la sua squadra di governo.

Ritorno alle urne. In vista del ballottaggio del 17-18 ottobre Lo Russo e Damilano stanno cercando di portare dalla propria parte gli elettori dei candidati che sono risultati sconfitti al primo turno. L’attenzione è naturalmente puntata sugli elettori grillini, un pacchetto di voti pari all’8%. Lo Russo ha annunciato che non allargherà la coalizione al Movimento Cinque Stelle, dunque il popolo grillino dovrà decidere senza tornaconti.

Tocca a Lo Russo e Damilano convincere gli indecisi, compresi quelli che al primo turno hanno votato le sigle minori: un pacchetto che pesa complessivamente per il 3,5% dei voti.

È posta al centro dell’attenzione anche la grande questione dei torinesi che al primo turno non sono andati a votare: se una parte di essi si presentasse alle urne per il ballottaggio potrebbe spostare l’ago della bilancia. Anche su questa parte dell’elettorato si giocano i tempi supplementari della campagna elettorale, con i candidati impegnati a dialogare, stimolare, chiamare alle urne.

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