A Torino con “Young Caritas” spazio al volontariato giovanile

Intervista – In vista della Giornata Caritas che si tiene sabato 10 marzo al teatro Grande di Valdocco, con il focus sui giovani verso il Sinodo di ottobre, Ivan Andreis, responsabile dei servizi di animazione e formazione in Caritas, analizza le nuove coordinate del volontariato giovanile oggi

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Giovani volontari a Torino

Sono sempre più numerosi a Torino i giovani e gli studenti che decidono di accostarsi ad esperienze di volontariato, in particolare nel mondo della fragilità. Abbiamo chiesto ad Ivan Andreis, responsabile dei servizi di animazione e formazione presso la Caritas diocesana, di aiutarci a comprendere quali sono le nuove coordinate del mondo del volontariato giovanile oggi, in un contesto sociale dominato sempre più dalla precarietà.

Ivan Andreis

La Caritas Diocesana lo scorso anno ha avviato «Young Caritas», un progetto specifico a servizio dei giovani che desiderano impegnarsi come volontari in diversi ambiti, di che cosa si tratta?

«Young Caritas» è un progetto che mette a disposizione dei giovani una serie di opportunità di servizio fra le numerose presenti in città e in diocesi. Per un giovane, che non è legato ad una parrocchia o ad un’associazione specifica, e desidera intraprendere un’attività solidale può essere, infatti, difficile prendere contatti. Ed ecco la «Caritas giovane», un portale a cui si accede dal sito www.caritas.torino.it dove, nella sezione «Young Action», sono disponibili tre piattaforme: «Servire con Lode», realizzata in sinergia con la Pastorale universitaria, «Esperienze di volontariato», realizzato con il supporto della Caritas Italiana, e le proposte del Servizio civile nazionale. Su www.servireconlode.it, compilando alcuni campi in base alle proprie aspirazioni e alla propria disponibilità di tempo secondo gli impegni di studio e di lavoro vengono segnalate tutte le opportunità possibili: si sceglie, quindi, quella che interessa e ci si registra; un volontario della Caritas contatta il giovane per un colloquio conoscitivo in modo da strutturare al meglio l’attività di servizio. Il progetto punta a coordinare le esperienze già attive sul territorio offrendo l’opportunità ai più giovani di fare servizio tenendo conto delle loro disponibilità, ma anche del fatto che incontrare le fragilità umane è occasione di apprendimento, sia di competenze che di valori. «Young Caritas» si occupa, quindi, di garantire che le realtà che accolgono i volontari mettano il giovane nella condizione di poter apprendere sia valori che competenze. Il volontariato diventa occasione per formare cittadini più consapevoli, più responsabili e più solidali, ma anche giovani più competenti in grado di gestire situazioni di difficoltà: parlare con i genitori di bambini che frequentano un doposcuola, per esempio, così come organizzare dei turni per la gestione di una mensa solidale genera, infatti, competenze che il ragazzo può far fruttare nel suo percorso professionale a servizio del bene comune.

Che tipo di richieste arrivano dai ragazzi attraverso il portale di «Young Caritas» o nei colloqui che svolgete con loro. In che direzione dunque va il volontariato giovanile a Torino?   

I giovani chiedono di essere immersi in situazioni forti che toccano le fragilità umane. In una società dove le fragilità vengono lasciate ancora ai margini, i ragazzi sentono il bisogno di metterle al centro, si accorgono che c’è un welfare che non funziona appieno e manifestano, quindi, un desiderio profondo di conoscere e aiutare le persone più deboli nel proprio quartiere, nella propria città.

La maggior parte delle richieste riguarda il settore educativo in particolare a contrasto del disagio minorile e giovanile, e quello delle gravi marginalità (servizi a sostegno delle persone senza dimora, della disabilità, in carcere, nelle strutture sanitarie).

Il volontariato giovanile è, dunque, desideroso di emozioni forti, di esperienze significative per toccare l’umano in tutte le sue forme anche in quelle più fragili.

Quali sono le nuove esigenze del volontariato per i giovani rispetto al passato?

Il volontariato giovanile oggi deve saper conciliare i tempi di lavoro e di studio che sono diversi da quelli di vent’anni fa, è profondamente mutato il concetto di «continuità». Spesso fra gli operatori dei servizi caritativi si sente affermare: «i giovani vengono con discontinuità, sono inaffidabili». Bisognerebbe però considerare che la gioventù oggi è immersa in un tempo in cui i concetti di continuità e discontinuità sono da rileggere con categorie nuove: oggi non c’è più, come un tempo, una continuità di lavoro, affettiva e di welfare. Il volontariato si inserisce, dunque, in questo contesto e allora è intermittente, è discontinuo, se inteso con le categorie di continuità di un mondo che non esiste più.

Se si vuole dialogare con i giovani, come invita il Sinodo dei Vescovi del prossimo ottobre, e accoglierli nei servizi di volontariato è necessario dunque prenderli per quello che sono, in un tempo intermittente, in un desiderio di acquisire delle competenze e in una volontà di toccare delle fragilità umane.

In questo contesto quale metodo e approccio utilizzare con i ragazzi?

Alla base di «Young Caritas» c’è il metodo del Service-learning, «imparo facendo servizio». Il fatto che gli atenei torinesi, con la Diocesi, la Città metropolitana e il Centro servizi di volontariato Vol.To, nel 2016 abbiano firmato il protocollo d’intesa per il progetto «Servire con Lode» significa che anche il mondo accademico ha preso coscienza che il volontariato garantisce un apprendimento che va a completare la formazione universitaria. Per fare un esempio un giovane che d’estate si occupa di coordinare un centro estivo parrocchiale, una vera e propria macchina organizzativa, acquisisce numerose competenze gestionali che arricchiscono e completano il proprio percorso formativo fuori dalle aule universitarie.

Perché il servizio diventi occasione di apprendimento è, però, necessario che gli enti e le associazioni di volontariato garantiscano gli opportuni spazi di autonomia per coordinare, gestire, apprendere, altrimenti si perde il Learning (l’apprendimento), che è fondamentale. I giovani, infatti, manifestano il desiderio di imparare, di prestare un servizio fatto di inventiva, di scoperta e di acquisizione di competenze.

Nel 2015 Papa Francesco a Torino nell’incontro con i giovani in piazza Vittorio sottolineò che «essere universitari non significa solo studiare con la testa ma impegnarsi nel servizio con i poveri, soprattutto». È un po’ la sintesi di tutto questo discorso.

L’esortazione del Papa ha intensificato l’impegno di Caritas, Pastorale universitaria, parrocchie, associazioni e istituzioni accademiche per garantire a tutti i giovani l’opportunità di accostarsi al servizio. Il volontariato insegna ai giovani a prendere posizione rispetto alla realtà per il bene comune, a mettere in campo i propri ‘saperi’ e talenti a servizio del territorio in cui vivono e studiano. Anche questo è un modo per far fruttare il metodo dell’Agorà del Sociale che la Chiesa torinese porta avanti ed è dunque opportuno come comunità lanciare questo messaggio ai nostri ragazzi e alla società.

Come Caritas stiamo d’altra parte lavorando affinché le competenze acquisite nelle esperienze di volontariato vengano riconosciute dalla collettività in modo strutturato.

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