Il conto alla rovescia per il trasloco del Museo Nazionale di Artiglieria dall’attuale sede (capannone) della Caserma Carlo Amione in corso Lecce (piazza Rivoli) al Mastio della Cittadella è iniziato ufficialmente martedì scorso. Il «ritorno a casa» è previsto entro poco più di un anno. Il cronoprogramma decollerà, infatti, il prossimo gennaio.
La decisione è stata presa in una riunione cui hanno partecipato i principali attori dell’operazione che rientra in un progetto (slittato più volte, anche a causa della pandemia) di ricollocazione e concentrazione di risorse e di strutture che coinvolge il Ministero della Difesa, il Demanio nazionale e il Comune di Torino. In altre parole, si darà finalmente corso al progetto di realizzazione del Demanio nazionale (dovrebbe ospitare una ventina di amministrazioni pubbliche, Tar e Avvocatura di Stato inclusi, per complessivi duemila dipendenti).
Sull’altra corsia, in parallelo, corre il trasferimento del materiale del Museo di Artiglieria che si biforcherà in due strade: la parte più propriamente museale avrà destinazione il Mastio, come già ricordato, l’altra la Caserma Dabormida in corso Unione Sovietica 100, un’altra delle storiche e più conosciute caserme della città – sede del distretto militare del 1959 – che fu progettata e realizzata agli inizi del Novecento.
Il tavolo dell’intesa ha visto riunito in videoconferenza un numero rilevante di rappresentanti delle istituzioni: dalla task force infrastrutturale allo Stato maggiore della Difesa, dalla direzione reparto infrastrutture di Torino alla direzione Demanio di Torino; dal Museo di Artiglieria agli Affari generali di Comando Militare esercito; ultima, ma non meno importante, la presenza del Reparto documentale, perché nel vertiginoso giro di traslochi, è previsto anche quello dell’enorme archivio dell’Ospedale Militare «Alessandro Riberi», costruito nel 1914, uno dei luoghi storici di Torino.
Così l’ingente e prezioso patrimonio del Museo, oggi diretto pro tempore dal luogotenente Enrico Galletti, in attesa della nomina del nuovo direttore, dopo l’uscita del colonnello Michele Corrado e il periodo ad interim del ten. colonnello Gerardo Demo, ritroverà l’antica collocazione (e dignità) storica e una visibilità da tempo dimenticata.
Il Museo, che non ha eguali in Italia (istituito nel 1843 su insistenza del generale Vincenzo Morelli di Popolo, proposta accolta da Re Carlo Alberto), si compone di ricche collezioni d’armi bianche e da fuoco d’epoca, di artiglierie, di collezioni di uniformi, di bandiere, di una biblioteca con oltre 10 mila volumi, di un archivio storico, di un fondo fotografico ed è dotato di un laboratorio per il restauro delle armi.