Trump versus Biden, la grande battaglia

Usa 2020 – L’Election day e la notte elettorale, gli Stati in bilico e i grandi elettori, la corsa nel Midwest e la conta per la posta. Cosa attende il nuovo Presidente. Come nel 2016 una maggioranza del voto popolare potrebbe non bastare ai democratici; i repubblicani sperano nel trionfo del loro campione

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Non basta una notte di conta dei voti: all’alba di mercoledì, gli Stati Uniti non sapevano ancora chi sarà il loro Presidente dal 2021 al 2024. Donald Trump era in vantaggio in molti Stati chiave, ma restavano da scrutinare milioni di schede postali, in Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Georgia, North Carolina, Arizona e Nevada. Rispetto al 2016, non c’è stata un’onda blu di Joe Biden, ma l’esito della consultazione non sarà noto almeno fino a venerdì (se dipenderà dalla Pennsylvania) o alla prossima settimana (se dipenderà dalla North Carolina).

A giudicare dai risultati finora disponibili (al momento di andare in stampa), sul voto di martedì negli Usa pesavano incertezze più diffuse di quelle che i sondaggi lasciavano trasparire. Leggendoli, uno non avrebbe dovuto avere dubbi, alla vigilia dell’Election Day: «Vince Biden, facile e largo», nonostante le peculiarità e complessità dei meccanismi elettorali negli Stati Uniti.

A parte la prudenza, che ‘non è mai troppa’, due fattori sconsigliavano previsioni spericolate: il ‘fattore 2016’ – Trump era sfavorito, meno nettamente di oggi, e vinse, battendo una rivale sulla carta più temibile, anche se più divisiva, di Joe Biden, l’immarcescibile Hillary Clinton- ; e quello che noi italiani chiameremmo ‘fattore Dc’, alias ‘fattore Berlusconi’.

Nella Prima Repubblica, era difficile trovare qualcuno che dichiarasse di votare per la Dc, così come nella Seconda Repubblica per Berlusconi. Poi succedeva che la Dc era sempre il primo partito (e che Berlusconi vinceva spesso). Gli americani non ne sono consci, o non la chiamerebbero così, ma sono vittime della stessa sindrome: molti non ammettono volentieri di votare per Trump, ma lo votano; o, almeno, lo votarono nel 2016 e lo hanno massicciamente rivotato quest’anno.

L’articolo integrale di Giampiero Gramaglia è pubblicato su La Voce e il Tempo in edicola dal 6 novembre

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