Il Mar Nero è la nuova prima linea della guerra russo-ucraina, dopo la fine della ‘pace del grano’ decisa dalla Russia, che lamentava la parziale attuazione dell’accordo firmato il 22 luglio 2022. E Odessa, il principale scalo portuario ucraino, è la nuova città martire di questo conflitto. Mosca considera obiettivi militari le navi cargo che, dirette verso i porti ucraini, attraversano specchi d’acqua da lei controllati; e attacca, notte dopo notte, i depositi di cereali, colpendo obiettivi civili ed edifici storico-artistici, come la Cattedrale della Trasfigurazione, la cui devastazione suscita impressione. L’Italia s’è subito offerta di finanziare la ricostruzione.
Con la linea del fronte di terra nel Sud-Est dell’Ucraina in stallo, la guerra apre nuovi scenari. Un raid con droni su edifici di Mosca viene rivendicato dall’intelligence ucraina: colpiti – secondo fonti russe – due palazzi non residenziali, mentre altri velivoli senza pilota sono stati «neutralizzati». E il ponte di Kerch in Crimea viene di nuovo attaccato con droni marini: la circolazione, ormai, vi si svolge a singhiozzo e i ripetuti sabotaggi avrebbero indotto all’evacuazione migliaia di persone.
Per Kiev, Mosca ha già distrutto centinaia di migliaia di tonnellate di cereali stipati nei depositi. Il Cremlino replica d’essersi concentrato su obiettivi militari come risposta ai ripetuti attacchi al ponte di Kerch. Il ministero della Difesa russo sostiene di avere colpito «strutture dell’industria militare, infrastrutture per il carburante e depositi di munizioni» nella zona di Odessa «e la base aerea di Kanatovo dell’aeronautica militare». Ma le immagini da Odessa raccontano un’altra storia: «I russi vogliono impedirci di esportare i cereali e destabilizzare i mercati alimentari mondiali», dice il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
I tentativi di ripristinare la ‘pace del grano’ non sono stati finora fruttuosi. Aprendo il Vertice della Fao sull’alimentazione, lunedì scorso a Roma, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha sollecitato la Russia a rivedere la sua decisione, avvertendo che la fine dell’accordo avrà un impatto sui prezzi degli alimentari nel Mondo «ben al di là dell’Ucraina». L’intesa, in vigore fino al 18 luglio, permetteva alle navi cariche di cereali di transitare sul Mar Nero lungo corridoi sicuri. Mosca insiste a chiedere reciproca libertà d’esportare i suoi cereali e i suoi fosfati, colpiti dalle sanzioni occidentali. Oleh Kiper, governatore della regione di Odessa, dice che la Russia sta cercando di «far morire di fame il mondo». Kiev ha presentato all’Organizzazione marittima internazionale (Imo) un progetto per creare rotte temporanee a Sud-ovest di Odessa.
Mosca nega l’imminenza di un incontro tra i presidenti russo Vladimir Putin e turco Recep Tayyip Erdogan per discutere di come riattivare l’intesa. Per il «Financial Times», il Cremlino studia come far giungere i suoi prodotti nei Paesi africani. Ne parla il viceministro degli Esteri Sergej Vershinin: «Per le rotte, è in gran parte una questione tecnico-logistica in fase di elaborazione». Su AffarInternazionali.it, l’ammiraglio Fabio Caffio nota che, «sul piano del conflitto in mare, la Russia mantiene la superiorità, ma l’Ucraina, con gli attacchi al ponte di Kerch, dimostra che una potente Marina può poco contro piccoli mezzi insidiosi quali i droni navali».
Alla ricerca di sbocchi per i suoi prodotti e di alleati, la Russia si accinge a ospitare un Vertice con Paesi africani: si parlerà di forniture alimentari, ma anche del ruolo dei mercenari del Wagner nella Regione. Mosca cerca di trasformare una mossa impopolare, la fine della ‘pace del grano’, in un’opportunità di farsi alleati. Con 1,3 miliardi di abitanti e 54 Paesi, l’Africa costituisce una ‘minoranza di blocco’ nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Fermento diplomatico, con il contributo della Cina e dell’Italia
Intorno alla guerra in Ucraina, c’è un grande fermento diplomatico cui contribuisce anche la Cina, che ‘licenzia’ il ministro degli Esteri Qin Gang, che da settimane non era più stato visto in pubblico, e lo sostituisce con il capo della diplomazia del partito comunista, Wang Ji. A Pechino, dovrebbe arrivare (non si sa ancora quando) l’emissario di pace di Papa Francesco, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana. Ed è stato in visita l’ex segretario di Stato Usa, artefice della ‘diplomazia del ping-pong’ e della ripresa delle relazioni tra Washington e Pechino, l’ultra-centenario Henry Kissinger, ricevuto al presidente Xi Jinping, proprio mentre hacker cinesi attaccavano l’ambasciata degli Usa.
Sulla Cina, c’è tutto un intreccio di notizie contraddittorie: Politico scrive che Pechino ha già inviato alla Russia materiale a sufficienza «per equipaggiare un esercito»: non strumenti letali, ma mezzi pesanti a doppio uso, civile e militare, i cui traffici «evidenziano falle» nel sistema di sanzioni dell’Occidente alla Russia. E mentre tornano a essere intensi i contatti tra Usa e Cina (Kissinger a parte, ci sono stati il segretario di Stato Antony Blinken, la segretaria al Tesoro Janet Yellen e l’inviato per il clima John Kerry), ci sono pure gesti e dichiarazioni non concilianti. Sulla lotta al cambiamento climatico, Pechino afferma la propria autonomia di giudizio e di azione, mentre un sottomarino Usa con armamenti nucleari fa scalo, per la prima volta da decenni, in un porto della Corea del Sud.
Al fermento diplomatico, partecipa anche l’Italia, con l’incontro, giovedì, a Washington, tra il presidente Usa Joe Biden e la premier Giorgia Meloni: scontata la comune riaffermazione della linea atlantica di sostegno all’Ucraina e un consulto sulla Cina.
Notizie dal fronte frammentarie e contraddittorie
Le notizie dal fronte sono frammentarie e talora contraddittorie. Da quando l’Ucraina usa le bombe a grappolo fornitele dagli Stati Uniti, sembra che esse siano coinvolte in ogni episodio bellico. In particolare, l’uccisione di giornalisti, sull’uno e sull’altro fronte, viene attribuita a ordigni a frammentazione: il giornalista russo della Ria Novosti Rostislav Zhuravlev muore nella regione di Zaporizhzhia e quattro suoi colleghi restano feriti da bombe a grappolo, dice Mosca, che considera corresponsabili gli Usa; e Kiev replica che un fotografo tedesco della Deutsche Welle, Eugene Shilko, è stato colpito da armi analoghe.
Se la controffensiva ucraina segna il passo, nonostante il ricorso agli ordigni a frammentazione, che dovrebbero ridurre la tenuta delle linee difensive russe, crescono le tensioni tra Polonia e Bielorussia, dove si sono raggruppati i mercenari della Wagner. Secondo i dati del gruppo di ricerca Gayun, la cui attendibilità è impossibile verificare, i miliziani sistemati nel campo di addestramento di Brestski, a soli 50 chilometri dal confine con la Polonia, sono tra i 3.450 e i 3.650, mentre erano circa 25 mila quelli impegnati in Ucraina. Si ignora, però, quanti Wagner abbiano accettato di arruolarsi nell’esercito russo.
Andriy Demchenko, portavoce delle guardie di frontiera di Kiev, nega che in Bielorussia siano in corso manovre militari che compromettano la sicurezza della Polonia. Ma l’asse tra Putin e il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko preoccupa i Paesi sul confine orientale, soprattutto ora che migliaia di Wagner sono stazionati in Bielorussia.
Domenica 23 luglio, Putin e Lukashenko si sono incontrati al Cremlino, ufficialmente per discutere «questioni di attualità», come l’ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali, del partenariato strategico e della cooperazione fra i due Paesi. Putin, parlando al Consiglio di Sicurezza russo, rassicura l’alleato: «Scatenare un’aggressione contro la Bielorussia significa scatenare un’aggressione contro la Federazione russa».
La Polonia e altri Paesi Nato fanno mosse precauzionali. Il ministero della Difesa di Varsavia rafforza il confine orientale: «L’addestramento e le esercitazioni congiunte dell’esercito bielorusso e del gruppo Wagner sono una provocazione», afferma Zbigniew Hoffmann, segretario del Comitato per la Sicurezza polacco. La Germania è a fianco della Polonia: «Dove i partner polacchi avranno bisogno di sostegno, lo otterranno», afferma il ministro della Difesa Boris Pistorius. Pure la Repubblica Ceca prende contromisure: è interessata ad acquistare 77 carri armati Leopard di ultima generazione.
A rallentare la controffensiva ucraina, oltre alle posizioni russe ben fortificate, approfittando della tregua di fatto al fronte che c’è stata per quasi sei mesi, ci sono anche le mine disseminate davanti alle linee difensive russe. Preoccupano, in particolare, quelle nell’area della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la cui presenza è denunciata dall’Agenzia internazionale dell’energia atomica, l’Aiea, un ente dell’Onu.
Gli esperti dell’Aiea «hanno visto alcune mine piazzate in una zona cuscinetto tra le barriere del perimetro esterno e quello interno del sito», ha detto il direttore Rafael Grossi. Le mine si trovano «in aree ristrette» e, secondo la valutazione dei tecnici, la loro esplosione «non dovrebbe investire i sistemi di sicurezza nucleare del sito». Ma Grossi nota che collocare esplosivi presso la centrale «è incoerente con gli standard di sicurezza dell’Aiea e con le linee guida sulla sicurezza nucleare». Mosca spiega la mossa con attacchi condotti dalle forze ucraine contro l’impianto atomico, occupato dai russi all’inizio dell’invasione.
Mosse febbrili in Russia dopo il fallito putsch
Le fonti ufficiali russe e bielorusse confermano che i Wagner non sono più impegnati in Ucraina e che si addestrano in Bielorussia insieme alle forze speciali di Minsk. E Mosca è preoccupata per le contromisure polacche al confine con la Bielorussia.
Putin ha firmato una legge, che entrerà in vigore dal gennaio prossimo, che innalza di cinque anni il limite di età per fare parte della riserva. In base alla nuova norma, gli uomini che hanno concluso il servizio militare obbligatorio possono essere richiamati fino a un massimo di 55 anni. La legge prevede anche la possibilità di arruolare, fino a 52 anni, persone di altre nazionalità così come cittadini stranieri con permesso di soggiorno permanente in Russia.
Si continuano, intanto, ad analizzare le circostanze e le conseguenze del tentato putsch – ammesso che tale sia stato – orchestrato il 24 giugno dal capo del Gruppo Wagner Evgheny Prigozhin. Andreas Umland, su AffarInternazionali.it, sostiene che l’ex ‘cuoco di Putin’ non ha messo in discussione solo la leadership militare russa, ma anche la propaganda del Cremlino per giustificare l’invasione dell’Ucraina: «Il leader mercenario sta effettivamente sconfessando le giustificazioni ufficiali di Mosca per l’aggressione russa».
Poco attento a quel che si dice di lui in Occidente, Prigozhin appare in un video, diffuso dalla Cnn, mentre in Bielorussia arringa centinaia dei suoi mercenari e li sprona a concentrarsi sulle guerre che li attendono in Africa: per loro, la campagna d’Ucraina è già finita, dopo le battaglie di Mariupol e nel Donbass, culminate nella presa di Bakhmut, e l’estemporanea (e abortita) marcia su Mosca.
Secondo fonti d’intelligence statunitensi citate dal «Washington Post», Putin era stato avvertito dai suoi servizi segreti che Prigozhin stava complottando qualcosa con almeno tre giorni di anticipo. Ma il Presidente russo non era parso molto reattivo: aveva sì autorizzato rafforzamenti della sicurezza al Cremlino, ma non aveva preso altre contro-misure. Un’apatia che stupisce gli 007 Usa, che, sempre al «Washington Post», avevano già fatto sapere di non essere stati sorpresi dal putsch di giugno.
«Putin aveva il tempo di liquidare l’ammutinamento e arrestare gli organizzatori», dice una fonte europea, «ma, quando è iniziata la rivolta, c’è stata una paralisi a tutti i livelli» tanto che qualcuno pensò che l’azione di Prigozhin avesse l’avallo del Cremlino. Invece, la mancanza di reazione viene ora interpretata in Russia come una debolezza di Putin.
Da Usa e Ue, aiuti a Kiev e sanzioni a Mosca
Anticipata da Politico, la proposta dell’Ue di allestire un fondo da 20 miliardi di euro per mantenere le scorte militari ucraine per i prossimi quattro anni s’è meglio precisata negli ultimi giorni: se l’idea va avanti, l’Ue non comprerà direttamente le armi all’Ucraina, ma aiuterà i Paesi membri a coprire i propri costi di acquisto e donazione a Kiev di munizioni, missili, carri armati e quant’altro. Il piano prevedere anche aiuti per pagare l’addestramento dei soldati ucraini.
E mentre gli Stati Uniti impongono alla Russia nuove sanzioni, l’Unione europea rinnova le proprie fino al 31 gennaio 2024: segno che la guerra non dovrebbe finire prima, almeno nelle previsioni delle diplomazie occidentali. La vasta gamma di misure comprende limitazioni commerciali, finanziarie, tecnologiche, energetiche in vari settori e la messa al bando delle ‘fabbriche della disinformazione’ della propaganda russa.
Il tema della ricostruzione dell’Ucraina, emerso sin dallo scoppio della guerra, continua a essere discusso, ma è complesso e ha molteplici sfaccettature. Su AffarInternazionali.it, Silvia Samorè spiega che la corruzione nel post-conflitto potrebbe essere uno degli ostacoli principali agli investimenti privati per la ricostruzione dell’Ucraina. «Nonostante gli enormi sforzi del governo di Zelensky, e il tentativo di implementare meccanismi di controllo da parte dei partner internazionali, infatti, non si può escludere che parte degli ingenti finanziamenti possa finire nelle tasche di pochi privati: l’esperienza dell’Afghanistan dimostra come questo possa compromettere seriamente la riuscita di un processo di ricostruzione post-conflitto».
Donatori internazionali hanno promesso oltre 220 milioni di euro per assistere Kiev nel lavoro di sminamento che, dopo la guerra, sarà necessario. I fondi già stanziati verranno da Italia, Usa, Giappone, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Danimarca, Norvegia, Svezia, Lituania, Svizzera, Austria, Canada, Corea del Sud, Ue e dalla Fondazione Howard Buffett.