Sta per iniziare la lezione di italiano ma Alina (nome di fantasia) fuggita dall’Ucraina e arrivata da pochi giorni a Torino è preoccupata mostra il telefono, cerca di spiegarsi, poi arriva chi è in grado di tradurre e si coglie subito il problema, ha una figlia piccola che non sta tanto bene, non sa come fare… In pochi minuti arriva la soluzione: da lì a poche ore potrà essere visitata da una pediatra nell’ambulatorio della vicina associazione Camminare Insieme e la mamma riceverà tutte le informazioni sulle possibilità di assistenza e cura offerte sul nostro territorio. È una mattina come tante negli uffici della Pastorale Migranti di Torino, in via Cottolengo, dove da quando è iniziata la guerra è un passaggio continuo che si aggiunge all’ordinario flusso di migranti da tutti i paesi del mondo in cerca di informazioni, aiuti…
Tra i passaggi di chi viene indirizzato per l’ospitalità, di chi arrivato digiuno nella notte non sa come sfamare la famiglia, c’è però ora anche chi si ferma perché gli uffici della Pastorale migranti da alcune settimane sono diventate «aule studio per l’italiano» anche per chi arriva dall’Ucraina. I corsi di italiano erano già parte del sostegno che nell’ordinario viene offerto ai migranti di ogni parte del mondo, ma la situazione ha generato la necessità di attivare altri corsi.
«A fine mattinata», spiegano, «iniziano le lezioni per i profughi ucraini: abbiamo attivato 5 corsi che si tengono ogni mattina e, vista la richiesta, stiamo pensando anche a corsi al pomeriggio. Normalmente si mescolano le nazionalità più diverse, ma in questo caso teniamo gli ‘studenti’ ucraini insieme anche perchè queste lezioni servono sì per insegnare loro i termini base, ma sono anche momenti per recuperare informazioni, per ritrovare un po’ di orientamento, per provare a pensare ad altro».
Una volontaria ha appena finito la lezione e aggiunge: «ci si arrangia con le parole, ma si capisce dallo sguardo che dietro ciascuno c’è un dramma profondo, c’è bisogno di sentirsi occupati in qualcosa che dia loro una prospettiva».
Prospettiva che è una parola a doppio taglio: «rispetto ai tanti migranti che passano da noi», proseguono, «si percepisce fortissimo il desiderio di tornare quanto prima nel loro paese, ma per molti è purtroppo evidente che la distruzione che sta avvenendo non consentirà loro di tornare a casa, perché le loro abitazioni, le loro città sono totalmente distrutte».
L’italiano diventa dunque uno di quei passaggi che servono per accompagnare «quello che dovrà essere un cammino di riconversione del loro progetto di vita», oltre che di cura delle ferite profonde che ha segnato il loro vissuto.
L’italiano che via via stanno imparando viene sperimentato anche nelle famiglie e negli istituti religiosi che hanno aperto le proprie porte all’accoglienza e anche su questo fronte la Pastorale Migranti, con una mail dedicata per raccogliere le disponibilità, è un punto di riferimento. Oltre 350 le mail arrivate per offrire posti letto e al momento sono un centinaio le persone accolte. Un segno bello offerto da famiglie ma anche da molte congregazioni religiose che si sono messe in gioco: salesiani e figlie di Maria Ausiliatrice, la Piccola Casa della Divina Provvidenza, suore di San Giuseppe, Carmelitane, Missionarie della Consolata, Ausiliatrici del Purgatorio… Famiglie e religiosi che accolgono chi arriva alla Pastorale Migranti e non sa dove andare e si attivano per tutte le pratiche necessarie: salute, scuola, documenti.
«Anche in questo caso l’Ufficio» proseguono «fa da supporto offrendo indicazioni utili per un sistema che necessita ancora di un certo coordinamento». Tra le problematiche ad esempio evidenziano la presenza tra chi è fuggito dall’Ucraina di studenti stranieri che ora qui non hanno nessuna tutela perchè non sono Ucraini anche se vivevano li da tempo arrivati da paesi dove per loro ora è difficile tornare.
«Un altro rischio», proseguono, «è che ci si concentri ora tantissimo sulla situazione, ma che con il passare dei mesi si spenga l’entusiasmo dell’impegno. Lo abbiamo visto per gli afghani a settembre, per chi fuggiva dalla rotta balcanica…. Bisogna progettare e concertare soluzioni che aiutino ogni profugo e che non siano mosse dalla spinta emotiva».
La visita di Draghi al Sermig
Dall’impegno per chi è qui a quello per chi è fermo nei territori di confine la solidarietà della nostra diocesi non si ferma e in particolare l’opera di raccolta e invio di cibo, medicinali, vestiti che il Sermig porta avanti quotidianamente. Un impegno che coinvolge dai ragazzi ai pensionati che dedicano dall’inizio della guerra ore e ore a dividere, selezionare, inscatolare… Un impegno che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha voluto simbolicamente omaggiare fermandosi in visita privata al Sermig, nella sua giornata a Torino il 5 aprile. Draghi prima di fermarsi a colloqui con Ernesto Olivero ha attraversato l’atrio dell’Arsenale dove arriva il materiale donato da smista complimentandosi per il lavoro d tanti volontari e ha anche incontrato un gruppo di ucraini in accoglienza al Sermig.
La preghiera interreligiosa
Tra le preghiere che le parrocchie stanno organizzando in queste settimane, il 12 aprile «Noi siamo con voi», il Comitato Interfedi e il Centro Interculturale, con il patrocinio del Consiglio Regionale del Piemonte, del Comitato Regionale per i diritti umani e civili e della Città di Torino propongono un momento di riflessione e preghiera per la pace che unisce e coinvolgerà tutte le religioni, anche la chiesa ortodossa russa.
«Si tratta di una iniziativa», spiega Giampiero Leo, vice presidente del Comitato regionale diritti umani e portavoce coordinamento interconfessionale «Noi siamo con voi» – «che esprime il desiderio condiviso da ogni credente della pace nella giustizia. Per questo accogliendo anche un auspicio espresso da mons. Nosiglia, che sarà presente, di creare un momento comune di preghiera abbiamo voluto questo appuntamento, richiamando con forza proprio il fatto che non ci può essere pace senza giustizia. Altri due punti poi vogliamo portare all’attenzione, proprio per sottolineare il valore della giustizia il fatto che non vogliamo identificare il popolo russo con Putin, e che c’è un aggressore che ha violato tutte le regole e un aggredito»
Ecco dunque che l’incontro «Noi siamo con voi per la pace e la giustizia» si terrà il 12 aprile alle 19.30 presso il Centro Interculturale di Corso Taranto 160 a Torino. Un primo momento prevede, dopo un’introduzione di Walter Nuzzo, relazioni e testimonianze di Dario Arrigotti console onorario dell’Ucraina e di una profuga, di Sara Zambia e Giampiero Leo dei Comitati per i Diritti Umani e «Emergenza Ucraina» della Regione Piemonte. Segue la preghiera interreligiosa introdotta dal presidente del Comitato Interfedi della Città di Torino, Valentino Castellani, alla presenza di mons. Cesare Nosiglia.
Il Silenzio contro la guerra
Tra le manifestazioni (nella foto in alto la marcia della pace organizzata sabato 2 aprile dalle parrocchie dell’Unità pastorale 16 da piazza Fontanesi al Sermig), il Gruppo Abele propone sabato 9 aprile «Il Silenzio contro la guerra». Chi lo desidera è invitato alle 11 in piazza Carignano a Torino «senza loghi o bandiere, ma con un indumento bianco addosso» per un’ora di silenzio.
«La guerra in Ucraina, che si aggiunge alle tante già in corso nel mondo, ci lascia sgomenti e increduli», spiegano, «il terrore delle persone sotto assedio, l’angoscia dei profughi in fuga, la sofferenza di chi piange i propri cari… tutto questo dolore non chiede parole di circostanza, ma un riconoscimento intimo e profondo. Tutti vorremmo fare qualcosa contro la guerra, per la pace. Però cos’è alla nostra portata, oltre al sostegno umanitario offerto alle vittime di ogni conflitto? Il Gruppo Abele sceglie il silenzio. Un temporaneo silenzio simbolico dei nostri canali di comunicazione, contro le sterili ‘guerre di parole’ che accompagnano il frastuono delle armi».
Hanno aderito Binaria Centro Commensale, Libera Piemonte, Acmos, Fondazione Benvenuti in Italia, Cooperativa Nanà e si unirà il coordinamento Agite. Piemonte partendo dal presidio in piazza Castello.
Concerti
Tra i concerti solidali il Coro Cai Uget si esibisce martedì 12 aprile alle 21 presso l’Auditorium Helder Camara, all’Arsenale della Pace di via Borgo Dora 61 a Torino. L’istituto comprensivo di Balangero sabato 9 aprile alle 21 nella chiesa della Consolata in piazza X Martiri propone il concerto «Un flauto per la pace» con il Maestro del Conservatorio di Aosta Giovanni Miszczyszyn, di origini ucraine.