«Mai come in questo tempo abbiamo sentito il desiderio di farci vicini gli uni gli altri. La sofferenza, la malattia, la morte, le difficoltà economiche, la distanza: non vogliamo che tutto questo nasconda o diminuisca la forza di essere uniti in Cristo Gesù. La sua luce illumina la vita delle nostre comunità e del mondo: è luce di speranza e di pace e indica un nuovo inizio. Non possiamo aspettare che, dopo questa pandemia, tutto torni come prima. Noi sogniamo e vogliamo che tutto torni meglio di prima perché il mondo è segnato ancora troppo da violenza, ingiustizia, arroganza e indifferenza. Il male vorrebbe toglierci la fede e la speranza che tutto può essere rinnovato dalla presenza del Signore e della sua Parola».
SETTIMANA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI – Per la prima volta, nella settimana di preghiera (18-25 gennaio), i rappresentanti delle Chiese cattolica, ortodossa e protestante rivolgono ai cristiani italiani una lettera ecumenica che chiede di rimanere uniti in questo tempo difficile «perché l’amore di Dio raggiunge tutti, anche le periferie più lontane e abbandonate», secondo il tema della settimana «Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto» (Giovanni 15,1-17). La lettera è firmata da mons. Ambrogio Spreafico, Vescovo di Frosinone e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo; PolykarposStavropoulos, metropolita dell’arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta; pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia:«Noi cristiani dobbiamo lavorare insieme per mostrare l’amore di Dio rivelato da Gesù Cristo. Possiamo e dobbiamo testimoniare che non ci sono solo ostilità e indifferenza ma che ogni persona è preziosa per Dio e amata da Lui».

«LAVORARE PER LA CONCORDIA E LA SOLIDARIETÀ» – Le divisioni «ci impediscono di essere pienamente segno dell’amore di Dio. Lavorare per vivere l’ospitalità ecumenica renderà tutti – cattolici, ortodossi e protestanti – discepoli migliori e un popolo cristiano più unito e ci avvicinerà all’unità. In questi mesi di dolore e di grande bisogno abbiamo visto moltiplicarsi la solidarietà. Molti si sono uniti allenostre comunità per dare una mano, farsi vicino a chi avevabisogno di cibo, amicizia, vicinanza. Ringraziamo il Signore per questa solidarietàmoltiplicata e vogliamo dire grazie a tanti perché scopriamo quanto èvero che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20,35). La gratuità del dono ciaiuta a riscoprire la ricchezza e bellezza della vita cristiana, inondata dallagrazia di Dio. Nonci siamo lasciati vincere dalla paura ma, sostenuti dalla presenza benevola del Signore,abbiamo continuato a sostenere i poveri, i piccoli, gli anziani. Le nostre Chiese hanno trovato unità nella carità.Vogliamo intensificare la preghiera per i malati, coloroche li curano, gli anziani soli o in istituto, i profughi e per coloro che soffrono. La preghiera diventi fonte di unità. Rimanere in Gesù vuol dire rimanere nel suoamore che spinge a incontrare gli altri, i piùdeboli, i periferici, i poveri e i sofferenti».
LA LINFA DALLA VITE RAGGIUNGE I TRALCI – Mons. Spreafico osserva: «La linfa della vite che è Gesù raggiunge i tralci, anche quelli più periferici che hanno più sofferto: gli anziani soli negli istituti, i malati di coronavirus negli ospedali e quelli che li assistono, i tanti che vivono le conseguenze sociali ed economiche del distanziamento. Ogni comunità, parrocchia, movimentoesprima la forza dell’amore di Dio che raggiunge tutti».Sulla stessa lunghezza d’onda il pastore Negro: «Le parole di Gesù vanno intese in modo dinamico, come invito a uscire e ad andare incontro all’altro. Lasettimana di preghiera siaoccasione per sperimentare la fraternità che unisce i cristiani delle diverse Chiese nella società».Stavropoulosricorda: «Il nostro è il Dio di un amore così grande che si è fatto uomo affinché l’uomo diventi Dio. Rimaniamo nel suo amore se vogliamo produrre frutti buoni».
«MAI A DETRIMENTO DELLA VERITÀ» – L’ultimo documento vaticano «Il vescovo e l’unità dei cristiani»(3 dicembre 2020) ribadisce: «L’impegno per l’unità non è opzionale ma in nessun modol’unità può essere realizzata a detrimento della verità perché l’ecumenismo non prevede compromessi». Sottolinea l’ importanza dell’«ecumenismo pastorale»: «La preghiera comune è possibile e necessaria per condurci all’unità che il Signore desidera, mentre l’amministrazione e la ricezione dei Sacramenti, in particolare dell’Eucaristia, nelle celebrazioni liturgiche degli uni e degli altri rimane motivo di forte tensione nelle relazioni ecumeniche: la comunione esprime l’unità della Chiesa ma è anche partecipazione ai mezzi della grazia».