La sera di domenica 7 aprile, presso il Convento dei frati Minori di sant’Antonio da Padova a Torino, è iniziata la settimana comunitaria del Centro Diocesano Vocazioni e della Pastorale Universitaria “God in Touch”, rivolta agli studenti universitari, conclusasi, quasi in un batter d’occhio, sabato 13 aprile. Non un seminario dalle lezioni frontali, ma una settimana come tutte le altre, fatta di impegni, studio e lavoro, arricchita da quel quid pluris che è la vita fraterna, quel “più” che non è mera addizione, ma un mescolarsi di esperienze vissute e arricchenti.
Dopo una mattinata frenetica o un pomeriggio spossante, il rientro “a casa” oltre ad essere dolce e confortevole era anche intraprendente, vivace e instancabile, andando così a delineare, a colpi di sorrisi e dialoghi, giornate scandite dalla preghiera e dalle amicizie. Le serate sono state dedicate ad incontri, con compagni di università fino ad allora sconosciuti, con religiose, sacerdoti, coppie, con Cristo, che vive fra noi, che rende giovane, e cioè ricco di speranze e sogni, tutto ciò che tocca e tutto ciò a cui dona vita, proprio come afferma papa Francesco nell’esortazione apostolica post-sinodale. Dapprima i ragazzi e le ragazze sono stati chiamati a riflettere sugli ingredienti principali che animano le loro vite, lo studio e il credo, termini interscambiabili che amalgamandosi costituiscono il nutrimento delle loro esistenze e di questo, con l’andare dei giorni, si sono resi conto ancor più quando la loro attenzione è stata spostata dalle parole alla Parola, dai verbi, studiare e credere, al Verbo. Infatti durante le testimonianze, l’adorazione, i canti e i confronti, i passi che sono stati invitati a compiere sono molti: dai progetti calcolati alla speranza che esce fuori dagli schemi, dalle paure ancorate nel passato alle sfide del futuro, dal silenzio della perdizione al silenzio come predisposizione all’ascolto, dell’altro, di se stessi e di Dio.
Fare l’università significa combattere. Comporta studio, fatica, vuol dire districarsi tra professori nuovi e scrivanie di vario genere, di biblioteche, di casa o di aule studio distanti chilometri e chilometri da casa. Studiare e credere in università significa anche, però, accompagnare ed essere accompagnati da persone con fiducia, comporta trascendersi ed inseguire la verità.
I giovani della settimana comunitaria