La Giunta Appendino la scorsa settimana ha mosso la prima pedina verso il processo di riqualificazione del Parco del Valentino. L’ha fatto con una delibera quadro (11 febbraio) che regola futuri bandi di concessione per i locali chiusi e da tempo abbandonati al degrado, a partire dall’area della «Rotonda». Una prima mossa che punta a risolvere un nodo che negli anni ha portato il parco all’abbandono e al proliferare di attività illegali, come lo spaccio di droga a cielo aperto, fino all’addio al Salone dell’Automobile lo scorso anno.
Non dimentichiamo però che quella zona a ridosso del quartiere San Salvario è crocevia di progetti virtuosi portati avanti dall’Educativa di strada dell’oratorio salesiano San Luigi, dall’Asai e da diverse associazioni di promozione sociale. Un territorio che nei prossimi anni sarà interessato anche dall’imponente progetto del nuovo Campus del Politecnico a Torino Esposizioni.
Le associazioni che operano al Valentino sono, dunque, perplesse sul fatto di non essere state interpellate a favore di un piano strategico di rilancio della zona che non può basarsi unicamente sul ripristino delle discoteche notturne nei mesi estivi.
«Vogliamo che nel parco torni la vocazione all’intrattenimento», ha evidenziato il sindaco Chiara Appendino, «entro l’estate riapriremo le prime attività notturne». L’assessore al Patrimonio Antonio Iaria ha assicurato che entro la prossima settimana sarà pubblicato il bando per la Rotonda ed entro un mese quelli per altri due locali.
«Esprimo stupore», sottolinea il presidente della Circoscrizione 8 Davide Ricca, «per il mancato coinvolgimento dell’amministrazione territoriale e dei diversi attori del territorio in vista di un piano complessivo di rilancio dell’area, come invece è avvenuto per il progetto di liberazione delle palazzine del Moi e di inclusione dei dimoranti». Per Ricca è urgente sostenere l’attività dei chioschi prima che scompaiano, le iniziative culturali e aggregative, oltre alla preziosa opera sociale a favore in particolare dei giovani fragili portata avanti dalle associazioni. «Ben venga sanzionare le irregolarità», conclude, «ma è poi necessario un piano operativo che non può nascere senza un Comitato di gestione del parco che sia la Circoscrizione che la popolazione da tempo stanno chiedendo all’amministrazione comunale».
Anche il Comitato di cittadini «Parco Vivo» chiede a gran voce l’istituzione di un Comitato di gestione.
«La delibera è un primo passo certamente positivo», commenta la segretaria del Comitato Paola Marinò, «ma le nuove concessioni non porteranno alcun beneficio senza una visione organica e coordinata. In merito alla delibera riteniamo sia necessario offrire concessioni a lungo termine, almeno di dieci anni, non solo dei quattro prospettati. In secondo luogo è opportuno rivedere i canoni per l’occupazione di suolo pubblico pagati dai chioschi equiparati ai dehor di piazza Vittorio. Chiediamo maggiori attrazioni turistiche come la ruota panoramica e il ripristino dell’orto botanico. Auspichiamo, infine, che proseguano le operazioni di messa in sicurezza dei locali chiusi in modo da non consentirne l’accesso».
Al Parco del Valentino si trova poi l’Oratorio sulla strada, la postazione «Spazio Anch’io» dell’Oratorio salesiano San Luigi di San Salvario che negli ultimi dieci anni è diventato sempre più fucina di futuro per i giovani più fragili, che da scarti diventano attori protagonisti della società, ma è anche punto di riferimento per ragazzi, famiglie e diverse associazioni attratte da quegli spazi, modello di inclusione.
«Ci auguriamo», sottolinea don Mario Fissore, incaricato dell’oratorio salesiano San Luigi, «che qualsiasi piano di rilancio del parco non perda di vista i progetti che mettono al centro i giovani verso l’autonomia. Il continuo passaggio di classi scolastiche, oratori, associazioni ed anche gruppi universitari di studio da ‘Spazio Anch’io’ è infatti indice che l’attività di Educativa di strada in quel contesto interessa e richiama l’attenzione. Non si tratta solo di un luogo di contrasto al disagio giovanile, di bassa soglia, ma anche un punto di integrazione e incontro a disposizione del quartiere e della città».