Valle Susa, la Chiesa e i volontari in soccorso dei profughi

Focus – La rotta balcanica si ferma ad Oulx: nemmeno il clima ostile scoraggia il flusso di migranti che dopo aver affrontato migliaia di chilometri cercano di raggiungere la Francia. Parla il presidente della onlus torinese “Rainbow4Africa”: “da marzo ad oggi 10 mila passaggi”

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Si abbassano le temperature, inizia a scendere la neve sulle montagne della Valle di Susa, ma nemmeno il clima ostile scoraggia il flusso di migranti che dopo aver affrontato migliaia di chilometri attraverso la rotta balcanica cercano di raggiungere la Francia. Un flusso, in continuo aumento, di persone che rischiano la vita per valicare il confine alpino e che la Chiesa valsusina, associazioni di volontariato, amministrazioni comunali, Soccorso Alpino e Croce Rossa in continua sinergia cercano di assistere ed accogliere.

Nell’ultima settimana 8 migranti sono stati salvati a Cesana, 5 a Sagna Longa, sempre nella zona di Cesana. Interventi di soccorso per evitare tragedie, interventi che con l’avanzare dell’autunno sono destinati a diventare più frequenti e che sono stati oggetto di riflessione anche alla due giorni di convegno organizzata a Torino lo scorso 11 e 12 novembre dalla Naemt (National Association of Emergency Medical Technicians). Al convegno Rainbow4Africa che gestisce per la parte assistenziale-sanitaria il rifugio Massi di Oulx dell’associazione Talità-kum (che fa capo al parroco di Bussoleno don Luigi Chiampo) e dove convergono gli aiuti della Fondazione Magnetto e di tanti volontari della Valle, il presidente Paolo Narcisi ha presentato i dati raccolti dai propri infermieri che ogni giorno sono presenti nella struttura che ha una capienza di una settantina di posti.

«Nel 2021, in 8 mesi, sono stati registrati 7.839 passaggi: se negli anni passati la maggior parte dei migranti provenivano dall’Africa Sub Sahariana ora la maggioranza arriva dalla rotta balcanica e sono afghani (2.608); se nel 2019 l’84% di chi è transitato dal Massi erano maschi adulti, il 6% donne e il 10% bambini, nel 2021 il numero di donne con bambini è aumentato notevolmente: 20% le donne e 20% i minori». «Bisogna oltretutto considerare», precisa Narcisi, «che questi dati sono quelli registrati sul nostro sistema informatico sanitario e sono pertanto inferiori ai passaggi reali perché si riferiscono soltanto a chi passa dal Rifugio o chi viene soccorso in montagna, è ragionevole stimare che in realtà i migranti che transitano in valle siano un 20% in più e che quindi dal marzo scorso ne siano passati circa 10 mila».

10 mila persone in cerca di un futuro migliore che oltre alle fatiche della traversata si imbattono sempre più in situazioni di sfruttamento «complice anche il fatto», prosegue Narcisi, «che con l’introduzione del Green pass sono diminuiti gli autisti disponibili e quindi ci sono stati meno passaggi di autobus in valle, ci sono persone che hanno promesso passaggi in Francia in cambio di centinaia di euro. Passaggi fasulli perché i migranti vengono ingannati e lasciati nella zona di Clavière ma in territorio italiano… Essendo poi aumentato il flusso, conseguentemente anche la polizia francese ha aumentato i controlli e quindi i respingimenti che lasciano ancor più la gente preda di chi cerca di approfittare della situazione».

Controlli di frontiera serrati e uomini e donne che così provano ogni strada alternativa (aumentano i tentativi a piedi attraverso il Colle della Scala o il Colle del Frejus), sottovalutando – o comparandoli al proprio vissuto ancor più drammatico –  i pericoli della montagna, dell’alta quota e dell’inverno, perchè sanno (avendolo già sperimentato nell’Est Europa) cosa significa provare a passare un confine. E provano sapendo che anche quando ci riescono non è ancora finita. A fine ottobre ad esempio a Briançon «Terrasses Solidaires», rifugio gestito dall’associazione francese Refuges Solidaires, è stato chiuso dagli stessi volontari per protesta a fronte di un afflusso pari al doppio della capienza e alla mancata presa in carico da parte delle istituzioni transalpine del problema.

Senza spazio in rifugio per molti l’alternativa è stata una tenda che ora per il freddo non sarebbe più praticabile, ma anche il Massi spesso si trova a non poter garantire a tutti un posto: «Stiamo potenziando gli spazi di accoglienza», aggiunge Narcisi, «ma qualche sera fa erano in 150… speriamo da dicembre di poter utilizzare, sempre a Oulx, gli spazi della struttura salesiana che dovrebbero assicurare altri 70 posti. Ormai quasi ogni sera superiamo la capienza e famiglie e bambini vengono trasferiti al polo logistico della Cri a Bussoleno che comincia ad essere in affanno». Tra le attese anche l’erogazione effettiva dei finanziamenti per l’accoglienza promessi dal ministero: 240 mila euro per il 2021.

«I soldi ci sono», conclude, «ma fino ad ora si è dovuto anticipare tutto e le spese sono tante: l’assistenza medico/infermieristica, il cibo, le bollette…». Fondi per umanizzare una migrazione e per salvare vite che transitano spesso nell’indifferenza, contro la quale un’altra iniziativa a breve vedrà coinvolti i volontari di Rainbow4Africa: «Il cammino della speranza», una staffetta che partirà da Trieste il 14 dicembre e si concluderà a Oulx il 21 dicembre.

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