Dalla Terra Santa un messaggio di pace e di riconciliazione per l’Ucraina, teatro della sanguinosa e criminale offensiva lanciata da Mosca. Alcuni capi religiosi hanno pregato a Gerusalemme di fronte alla Cattedrale ortodossa russa della Santissima Trinità e hanno inviato un messaggio, sottoscritto da 150 responsabili religiosi, al Patriarca Kirill sollecitandolo a usare la propria autorità e influenza a favore della pace e per la fine dell’aggressione. All’incontro partecipano il patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa; il rabbino Rasson Arousi, presidente della commissione per il dialogo fra Rabbinato e Santa Sede; lo sceicco Hassan Abu Galion; l’arcivescovo Yasser Ayyash dell’arciepachia greco-melchita; l’arcivescovo emerito della Chiesa anglicana Suheil Dawani. L’obiettivo è anche convincere Kirill: «Alla luce del suo stretto legame con il presidente Vladimir Putin la invitiamo a richiedere che prenda misure immediate per attenuare il conflitto e cercare una soluzione pacifica».
Il Venerdì Santo, 15 aprile, ci sarà la «Colletta pro Terra Santa». Il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, parla di «sperare contro ogni speranza» e rievoca i due viaggi del 2021 con cui Papa Francesco ha portato speranza tra le comunità cristiane del Medio Oriente: in Iraq il 5-8 marzo e a Cipro e Grecia 2-6 dicembre. La «Colletta» costituisce la principale fonte di sostentamento della vita attorno ai Luoghi Santi, oltre a essere strumento della Chiesa per stare accanto alle comunità ecclesiali del Medio Oriente: «Papa Francesco si è fatto pellegrino di speranza tra i popoli più soli e più sofferenti: i nostri fratelli e sorelle dell’Iraq – ricorda il porporato – terra dell’esilio, terra che ha saputo custodire il nome di Cristo nonostante le violenze della guerra e della persecuzione». Il popolo di Dio – aggiunge – «ha camminato con Francesco nelle strade di Mosul e Qaraqosh, ha pregato con lui nella Cattedrale di Baghdad e su quella terra bagnata dal sangue dei molti martiri», come i testimoni uccisi dai terroristi islamici il 31 ottobre 2010 durante la Messa. «Anche a Cipro il Papa si è confrontato con la sofferenza della divisione di una terra i cui popoli non riescono a sedersi alla stessa mensa dell’Eucaristia».
Tra le terre dove si continua a soffrire, quelle in cui «la libertà di vivere la fede è conculcata e impedita dalla persecuzione in molti casi, dall’ambiente ostile talvolta, spesso dalla globalizzazione dell’indifferenza, dalla violenza delle guerre di cui l’umanità purtroppo sembra non essere mai paga». Il gesto dell’offerta, «anche piccola, da parte di tutti – spiega ancora Sandri – oltre a consentire ai nostri fratelli e sorelle di continuare a vivere e sperare, offre una testimonianza vivente al Verbo fatto carne nei Luoghi e per le strade che videro la sua presenza». La «Colletta», collocata nel cuore della Settimana Santa e nel giorno della passione e morte del Signore, «non ha nulla di sorpassato: esprime la consapevolezza delle nostre radici che si trovano nell’annuncio e nella redenzione che si è diffuso da Gerusalemme ed è giunto a tutti».
La Custodia di Terra Santa, da secoli ai Francescani, si impegna a conservare e rivitalizzare i Luoghi Santi cristiani nella Terra di Gesù e in tutto il Medio Oriente. Tra i vari obiettivi della missione francescana, ci sono il sostegno e lo sviluppo della minoranza cristiana che vi abita, la conservazione e valorizzazione di aree archeologiche e santuari, l’intervento nei casi di emergenza, la liturgia nei luoghi di culto, le opere apostoliche e l’assistenza ai pellegrini. Anche per il biennio 2019-2020, la presenza cristiana in Terra Santa si manifesta attraverso la progettazione, programmazione ed esecuzione di progetti e opere: a) rivolte ai pellegrini; b) a favore delle comunità locali; c) a favore di Rodi; d) progetti in Siria e Libano; e) stipendi della Custodia.