La Giornata dei Poveri a Torino

Messaggio dell’Arcivescovo – La pandemia ha aggravato la condizione di chi vive ai margini della società, mons. Nosiglia torna a denunciare la «cultura dello scarto». Domenica 14 novembre la sensibilizzazione nelle parrocchie. Sul sito della Caritas Diocesana i materiali per animare la giornata

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La Giornata Mondiale dei Poveri compie 5 anni domenica 14 novembre e ancora una volta, ancor più in questa fase post pandemia, si offre come occasione di sensibilizzazione e riflessione sui temi di chi vive ai margini della società. «È la Giornata», sottolinea Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana, «in cui il cuore deve arrivare prima delle mani». Non il giorno delle collette dunque, ma il giorno della riflessione, della preghiera e di quei gesti che riconoscono la dignità di ogni povero e l’importanza della relazione fraterna con chi fatica, con chi rischia di «scivolare nell’invisibile».

Pierluigi Dovis, direttore della Caritas Diocesana

Poiché lo spirito della Giornata è anzitutto quello di sensibilizzare le comunità sulla povertà, la Delegazione regionale Caritas Piemonte e Valle d’Aosta ha messo a disposizione sul sito www.caritas.torino.it il materiale utile per viverla nelle parrocchie, nei gruppi, in famiglia. «Abbiamo pubblicato il messaggio di Papa Francesco», spiega Dovis, «che dà l’impronta alla Giornata che quest’anno ha come filo conduttore la citazione evangelica ‘i poveri li avrete sempre con voi’. Poi ci sono le indicazioni per le preghiere dei fedeli e altri spunti utili per la riflessione».

«Sarebbe bello», prosegue Dovis, «che si organizzasse un piccolo segno concreto di condivisione a livello di parrocchia o di gruppo, anche nei giorni precedenti o successivi: un pasto comune, la visione di un video che aiuti a riflettere, l’ascolto della testimonianza di una persona aiutata dalla comunità, l’avvio di una campagna di sostegno di vicinanza per una famiglia fragile, la visita ad una comunità per persone in povertà o ad una mensa». Proposte sulle quali le comunità si stanno organizzando orientate quest’anno maggiormente ai «poveri invisibili», precisa Dovis, richiamando uno degli effetti più pesanti di questa pandemia: lo scivolamento in condizioni di povertà di persone che a causa del Covid hanno perso lavoro, salute e che con l’aggravante dell’isolamento imposto dal virus hanno perso anche quelle relazioni che avrebbero potuto supportarle.

Il peso della solitudine, più di quello della fame, è quello che secondo l’osservatorio Caritas in questo momento si fa più sentire: le povertà più estreme restano e le persone ne hanno consapevolezza. «Con la Giornata si ha invece l’occasione di riflettere su quelle povertà di cui non c’è grande percezione, ma che stanno aumentando, quelle povertà che non si intercettano, ma che dilagano tra coloro che prima godevano di un reddito sufficiente alla sopravvivenza e che ora non ce la fanno più per la mancanza di casa, lavoro, relazioni positive. Povertà che necessitano di strategie da attuare a più livelli e che questa fase di ripresa rischia di emarginare ancora di più».

Il direttore della Caritas pensa alle tante situazioni che ogni giorno arrivano ai centri d’ascolto, ma soprattutto a quelle che rischiano di non arrivarci mai e per le quali la Giornata deve essere uno stimolo in ciascuno a trovare «nuovi approcci» che coinvolgano istituzioni, politica, terzo settore, che prevedano interventi di rete. Interventi strutturali sulle cause e non semplicemente azioni volte a ridurre il disagio. Interventi capaci di «intercettare»: altra parola chiave che fa da contrasto a quella «povertà nebulosa» che descrive Dovis, che non si incrocia per strada, ma che si consuma nelle case dove la permanenza è sempre più precaria, che coinvolge anche i bambini. E per questo, tra le ultime iniziative della Caritas, forte è l’impegno per l’housing sociale dove oltre a garantire un tetto si possono attivare, in sinergia con il territorio, relazioni di mutuo aiuto per ridare dignità e voglia di ripartire a giovani e adulti. Relazioni, ponti, legami che passano anche attraverso la consegna di cibo che, se anche non è risolutore dei problemi, può diventare occasione di fraternità di incontro, non una consegna assistenzialistica, ma una possibilità di dialogo, in contrasto con quell’indifferenza che anche il messaggio del Papa ha invitato a contrastare.

Se dunque le parrocchie e i singoli sono invitati dalla Giornata a mettere i poveri al centro e a compiere gesti di condivisone e di preghiera, a livello diocesano l’Arcivescovo il 14 novembre porrà un segno di vicinanza recandosi ad incontrare «i fratelli più fragili» in una periferia della città. È un gesto che mons. Nosiglia compie spesso, ma che in questa Giornata sarà sottolineato in maniera particolare coinvolgendo 4 ordinandi diaconi.

«Da quando è stata istituita la Giornata dei Poveri, nella nostra diocesi coincide con la giornata delle ordinazioni diaconali», spiega don Claudio Baima Rughet, responsabile del Diaconato permanente, «anche quest’anno alle 16 in Cattedrale saranno ordinati 4 nuovi diaconi, ma due ore prima gli ordinandi con le loro famiglie accompagneranno il Vescovo ad incontrare alcuni nuclei in difficoltà economica al Villaretto. Condividere questo momento con l’Arcivescovo prima della loro ordinazione è certamente una complicazione della Giornata, già ricca di emozioni, di preghiera e di incontri comunitari e famigliari, ma sono certo che li aiuterà, come si augura Papa Francesco, a riconoscersi poveri». Un segno di vicinanza che richiama anche uno specifico della vocazione diaconale: «Questa visita», conclude don Baima Rughet, «ricorda che i diaconi devono essere come ‘gli occhi del Vescovo e della Chiesa’. Il diacono deve allargare continuamente l’orizzonte della Chiesa, fiutare le mancanze di umanità e di dignità negli angoli più nascosti della comunità, fino ai suoi confini». «I diaconi dovrebbero tenere strettamente collegato l’altare dell’Eucaristia con l’altare della povertà, perché, come ci ricorda ancora Papa Francesco ‘i credenti, quando vogliono vedere di persona Gesù e toccarlo con mano, sanno dove rivolgersi: i poveri sono sacramento di Cristo, rappresentano la sua persona e rinviano a Lui’».

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