Proviamo per un attimo a metterci nei panni di un detenuto o di una detenuta che, pagato il debito con la giustizia, torna in libertà, esce dai cancelli del carcere torinese «Lorusso e Cutugno» con il suo fagotto e, senza un euro in tasca non sa letteralmente dove sbattere la testa. Chi è torinese e ha parenti e amici in città in qualche modo trova una sistemazione. Ma chi è originario di un’altra città o regione o peggio è straniero e non ha mai messo piede a Torino a chi può chiedere aiuto?
A questa domanda intende rispondere «Way out», una guida ai servizi della città rivolta specificamente ai reclusi che, finita la pena, si lasciano alle spalle i cancelli della Casa circondariale torinese, riacquistano l’agognata libertà ma non hanno idea di dove andare a dormire, mangiare, ottenere i documenti necessari per ritornare ad essere un cittadino libero. «Way out», in inglese «Uscita», è un agile opuscolo di 40 pagine con tutte le informazioni di base, pensato dalla Caritas diocesana per accompagnare appunto l’uscita dei ristretti dalla galera.
«’Way out’ verrà distribuito nei prossimi giorni dai nostri volontari a chi esce dal carcere torinese» spiega Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana. «È una delle iniziative pensate in coprogettazione con il Comune di Torino per favorire l’inclusione sociale delle persone in povertà estrema: chi è più povero di un detenuto o di una detenuta che, dopo mesi, anni, nel peggiore dei casi decenni, deve tornare ad una vita normale ma ha perso le coordinate spazio-temporali? Chi esce dalla prigione e conosce Torino, dopo tanto tempo di assenza dalla vita sociale può aver smarrito l’orientamento in una città che è cambiata anche nei servizi, mentre per chi di Torino conosce solo il carcere il disorientamento è ancora più accentuato. Così i nostri volontari che frequentano il penitenziario hanno raccolto ‘dal basso’ la necessità dei detenuti a fine pena di capire come ritornare a vivere in libertà, come rientrare in città o anche solo passare qualche tempo prima di raggiungere il proprio Comune di origine».
La guida è un’altra tappa del percorso Caritas di accompagnamento al reinserimento dei detenuti nato da lontano e che si è intensificato a partire dal 2001 con la gestione di un alloggio («Casa Silvana» in via delle Primule nel quartiere Vallette nelle vicinanze del carcere) a disposizione di parenti dei carcerati che vengono in città per incontrare i congiunti e non possono permettersi di soggiornare in albergo.
«La Caritas da tempo è parte attiva nell’accompagnamento progettuale in uscita dei detenuti, recentemente è stato firmato un protocollo d’intesa con la direzione del carcere. La guida, che è pensata soprattutto per le persone senza dimora e che hanno bisogno di un salvagente per tornare a galla, risponde proprio all’esigenza di far sentire agli ex ristretti che la città non è ‘ostile’ ma è pronta ad accogliere chi chiede di essere reintegrato come cittadino».
Sfogliamo «Way out» insieme a Wally Falchi, responsabile del Centro di Ascolto della Caritas diocesana «Le due tuniche» (a Torino in corso Mortara 46/c) dove molti ex detenuti si rivolgono appena fuori dal «Lorusso e Cutugno». «La guida è suddivisa in 12 capitoli dove vengono forniti indirizzi orari e indicazioni di mezzi pubblici su tutti i dormitori, mense, servizi sanitari e dentistici, igiene della persona, lavoro, assistenza legale, vestiario, centri diurni, ostelli, centri di ascolto con i relativi riferimenti dei luoghi sulla mappa della città in modo che siano raggiungibili anche da chi non è pratico di Torino. Alcune indicazioni sono anche in inglese» precisa Wally Falchi. «Abbiamo introdotto la pubblicazione con un sintetico vademecum sugli uffici informativi del Comune che si occupano di persone senza dimora, del Garante dei diritti dei detenuti, dell’anagrafe. Ci sono poi informazioni sui servizi riservati ai cittadini stranieri (permesso di soggiorno, Informa stranieri, Ufficio pastorale migranti) e sulle modalità per scegliere il medico di base, per richiedere il reddito di cittadinanza e per gestire un eventuale conto corrente».
Insomma l’opuscolo contiene tutto ciò che serve per ritornare a vivere anche senza punti di riferimento e per «bussare alle porte giuste». I detenuti che sono in uscita e a cui i volontari Caritas distribuiranno la guida sono segnalati alla Caritas dall’Ufficio della Garante dei detenuti del Comune di Torino, Monica Cristina Gallo, che ha contribuito alla pubblicazione del libretto.
«Con ‘Way out» aggiunge Wally Falchi «distribuiamo ai reclusi in uscita anche un ‘kit’ di materiale di prima necessità: spesso chi esce dal carcere ha con sé solo una busta di nylon con pochi effetti personali: noi forniamo un borsone dignitoso, prodotti igienici come spazzolino e carta igienica, un telefono cellulare per mettersi in contatto con i famigliari o con i servizi indicati nella guida, i biglietti del bus a significare che tornare ad essere cittadini liberi corrisponde anche a pagare i mezzi pubblici… E poi, a chi ne fa richiesta, forniamo il biglietto per il treno per raggiungere la propria casa, abbigliamento e altro materiale utile».
«Le persone ex detenute che incontro dopo un periodo in carcere» conclude Roberto, volontario Caritas a «Casa Silvana», «non sanno dove rivolgersi: per qualcuno la galera è l’unico punto di riferimento che hanno avuto per anni, la maggior parte, soprattutto gli stranieri, non hanno mezzi economici e, se non accompagnati, rischiano di tornare nelle reti dell’illegalità. In Italia la recidiva è molto alta anche perché chi esce dal carcere spesso non ha alternative: se dietro le sbarre non ha trovato opportunità formative o lavorative torna a delinquere. Il volontariato ha un ruolo molto importante nel sostegno al reinserimento, supplisce alle carenze dello Stato, è l’unica àncora di salvezza. La guida è un prezioso tassello di questo mosaico di gratuità che fa riemergere chi si perde per strada».