Tra i provvedimenti, decisi in quasi tutto il mondo per combattere il covid-19, c’è stata anche la chiusura delle sale cinematografiche, per evitare che diventassero luoghi di possibile diffusione del contagio. Questa decisione prudenziale ha imposto svolte importanti all’industria del cinema: alcune produzioni già programmate sono slittate a tempi migliori, altre in corso sono state fermate ed altre ancora, già pronte per essere proiettate, hanno rimandato la loro uscita. In questo scenario, la produttrice americana Warner ha fatto una scelta alternativa per uno dei più attesi film del 2020, che, finora, era rimasto nei cassetti.
La seconda parte della saga della supereroe Wonder Woman (WW 1984), l’amazzone amabile che, con la prima puntata del 2017 aveva fatto il pieno di incassi e di consensi, a partire dal 12 febbraio è disponibile solo sulle principali piattaforme “on line” a pagamento e non sarà visibile nelle sale.
Si ipotizza un nuovo grande successo per questa eroe femminile che, con le sue caratteristiche di simpatia e di umanità, ha conquistato le bambine e i bambini di tutto il mondo, tanto che i suoi bracciali e il suo lazo sono diventati oggetti di culto per molti di loro. Certamente è positivo che questo personaggio, la cui potenza è gentile e non arrogante e le cui inevitabili lotte contro i cattivi sono più simili alle danze acrobatiche che ai combattimenti sanguinosi e violenti di tanti muscolari eroi maschili, svolga anche una funzione educativa. Il ruolo ha dato una grande popolarità alla sua protagonista, l’attrice israeliana Gal Gadot che, con grande equilibrio, nelle sue interviste promozionali, ricorda che la sua super eroe può offrire un esempio di crescita sociale a tante bambine che, nel mondo, hanno meno opportunità di altri, soprattutto perché femmine.
Questi primi mesi del 2021stanno vedendo, in modi molto diversi, tante donne protagoniste, molte delle quali distanti dai modelli più ordinari. Anche l’insediamento del presidente Biden lo ha evidenziato, a partire dalla scelta della sua vice, Kamal Harris, la prima donna a ricoprire quel ruolo, ma anche con lo spettacolo collegato alla cerimonia, che ha avuto come principali protagoniste Lady Gaga, Jennifer Lopez e la giovane poetessa Amanda Gorman, tutte testimoni femminili di una società nordamericana finalmente orgogliosa di essere multietnica, al di là delle diseguaglianze e degli eccessi che, purtroppo, là ancora permangono, come abbiamo visto nei mesi scorsi. Un altro segno di un significativo mutamento di rotta viene, sempre in quell’ambito, dalla nomina della nigeriana (naturalizzata statunitense) Ngozi Okonjo-Iweala ai vertici del WTO (l’Organizzazione Mondiale del Commercio).
Segnali di maggiore attenzione al mondo femminile si scorgono anche nella Chiesa, come quello della scelta di papa Francesco di nominare co-segretario del Sinodo dei Vescovi, con diritto di voto, la religiosa francese Nathalie Becquart. In questo contesto di mescolanze di culture e di generi è anche indicativa l’elezione di Margaret Karram, palestinese cattolica di nazionalità israeliana (come la Gadot), a presidente del Movimento dei Focolari.