“Ascolta, si fa sera”: le voci dell’anima

Compie 50 anni il programma di Radio Rai – Per tre minuti, dal lunedì alla domenica, cinque testimoni del mondo cattolico, un pastore evangelico e un rabbino. Il programma è nato nel 1970 per far giungere ogni sera un breve pensiero a chi crede, a chi no, a chi cerca

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Quattro parole scivolano nella notte italiana: «Ascolta, si fa sera». Lo fanno da cinquant’anni, dall’aprile 1970. Sono entrate, ad ogni tramonto, dentro milioni di case, soprattutto milioni di auto. Sono arrivate d’improvviso nelle notti di nebbia, di freddo, di caldo, di neve, di strade deserte o intasate, di giorni bui, di momenti felici e in quelli delle lacrime. «Ascolta, si fa sera» è un’intuizione semplice e profonda di Radio Rai: una voce che, dal lunedì alla domenica per tre minuti, dalle 20,57 alle 21,00, ti guida in un mondo altro, quello dell’anima, delle gioie, dei dolori, della stanchezza. Una Voce che, come un porto, ti accoglie e ti regala speranza. L’ha fatto nei tempi brutti delle Brigate rosse e nei giorni che hanno segnato la storia di tutti, come quel 16 ottobre 1978 quando, dal loggione di San Pietro, «un uomo venuto da lontano», san Giovanni Paolo II, scandiva commosso: «Se mi sbaglio, mi corrigerete». Così come poche ore dopo il ritrovamento del corpo di Aldo Moro sull’auto rossa in via Caetani. L’ha fatto sempre: con sette voci, cinque provenienti dal mondo cattolico, una di un pastore evangelico a rappresentare il cristianesimo riformato ed una, il sabato, d’un rabbino.

Il programma è nato per far giungere ogni sera un breve pensiero a chi crede, a chi no, a chi cerca. Parole di dialogo. I messaggi variano continuamente, e non sono tutti religiosi, ma esplorano cronaca, attualità, costume come l’uguaglianza fra le persone, il rispetto per il prossimo, la solitudine: spunti, anzi pillole di riflessione. «Ascolta, si fa sera» è un canale aperto cui si sono alternati padre Mariano, padre Andrea Panont, padre David Maria Turoldo e il rabbino Elio Toaff. Veri ed autentici ‘microfoni di Dio’ che sembrano srotolare, tra il volante e i semafori, pillole di vita. È una parte bella e profonda della storia della Rai, poi sfociata sulla tv, e diventata come «A sua immagine», su Raiuno, e «Percorsi di fede» su Raitre, tgr Piemonte, un appuntamento fisso per capire, per sperare, per andare oltre. Immagini, personaggi, quasi una storia d’Italia parallela e popolarissima. E’ divenuta subito un ‘fenomeno’ anche perché andava in onda subito dopo «Tutto il calcio, minuto per minuto». Per primo l’ha condotta padre Virginio Rotondi. Negli anni ha conosciuto tanti altri conduttori, da Savino Bonito a Gian Paolo Favero, da don Ennio Innocenti a Filippo Anastasi, con il quale ho condiviso tanti viaggi dei Papi. Dal 1999 la durata è stata ridotta dai 5 minuti iniziali a 3 minuti e mezzo. Dal 2014 passa dalla fascia oraria 19.35-19,38 a quella 20,57-21,00, nel caso vi siano le partite di calcio, la trasmissione viene anticipata alle 20,40 subito dopo Zapping. È un insieme, come testimonia Vito Magno di Dio, di cronaca e Vangelo.

Nei periodi storici di ieri e di oggi, in cui gli uomini hanno perso il proprio punto di riferimento, la vocazione e, in alcuni casi, anche la dignità, è importante ritagliarsi qualche minuto della giornata per dedicarlo alla ricerca della strada che ci condurrà alla gioia eterna. È questo l’obiettivo che in molti si sono prefissati, sedendosi davanti al microfono nelle stanze ovattate di tutte le sedi Rai d’Italia. Voci laiche, di fede, di credo diversi, di rabbini e pastori, di preti di tanti settori della vita della Chiesa, di vescovi, di sacerdoti di strada, di monaci come Enzo Bianchi, di poeti come padre Maria Turoldo, di liberi pensatori e spiriti liberi come don Antonio Riboldi, ‘don terremoto’, rosminiano, poi vescovo di Acerra. «Nelle mie riflessioni non seguo uno schema preciso», mi raccontava in una serata di chiacchiere a casa, «provo a immaginare di essere seduto in macchina a chiacchierare con l’uomo alla guida, oppure al tavolo di una cucina a sorseggiare il caffè offertomi da una signora intenta a preparare la cena per i propri cari. In quei pochi minuti di trasmissione, le frequenze radiofoniche si trasformano in un ponte: attraverso la Parola di Dio entro in comunicazione con gli altri, dando vita a uno scambio che è molto più reciproco di quanto possa sembrare».

Parroco nel Belice ai tempi del terremoto in terra di camorra, don Riboldi, con un linguaggio piano e comprensibile a tutti, ha sfogliato per anni le pagine della crisi della famiglia, le difficoltà economiche, il recupero degli emarginati, l’accoglienza dei poveri e degli immigrati. Ed è così che, sera dopo sera, continuano ad emergere, da questi ‘chierici erranti’ o ‘predicatori dell’etere’, piccole frasi che riescono a dare, spesso, un senso alla vita. Frasi come si può vivere bene anche con poco (ma non è l’appello alla sobrietà di Papa Francesco?) grazie alla famiglia; la fragilità dell’uomo; anche una giornata andata male può essere palcoscenico di parole e di azioni di bene; l’importante è giungere fino alla cima; ponti di speranza nei mondi bui; il silenzio delle parole inutili; il difficile bastione del lunedì sera; mettere i piedi nella giusta direzione, tu con chi condividi la tua croce? Sì, microfoni di Dio come padre Mariano con il suo «Pace e bene a tutti».

Che dire di padre Rotondi, che per 19 anni, alla radio, ha discusso sui dubbi della fede? Stretto consigliere di Pio XII, il gesuita debuttò con «Il libro più bello del mondo», un commento alla Bibbia, a cui seguì la rubrica ecumenica, in collaborazione con il pastore Mario Sbaffi ed il rabbino Elio Toaff. Chi non ricorda monsignor Ersilio Tonini, poi cardinale? Scoprì il potere della tv con Enzo Biagi, che lo volle opinionista per «I dieci comandamenti all’italiana», su Raiuno; diventò un personaggio televisivo popolarissimo. «Ascolta, si fa sera» è una citazione che in casa mia si ripeteva spesso, un po’ per scherzo: «Mamma, mamma! Ascolta…, si fa sera». Ora ripenso, ogni tanto, a quella frase e la trovo bellissima. Come si fa ad ascoltare la sera che arriva? Eppure, si può ascoltare l’arrivo della sera. Come ha confidato una delle tante ‘voci’ del programma, «quello di ‘Ascolta si fa sera’ è uno degli impegni che preferisco. Mi accomodo nella sala di registrazione, indosso le cuffie e resto in attesa di un cenno da parte dell’operatore, così da dare inizio a quel momento di condivisione ed entrare in contatto con gli ascoltatori». Sono parole, immagini, pensieri, soffi di luce che volano nell’etere quando scende il sole. Da cinquant’anni.

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